Propaganda oscurantista / 17 Dicembre 2018 in The Red Pill

Il giudizio su questo documentario non è completamente negativo solo perché lo stile di questa regista è creativo piú di quanto ci si potrebbe aspettare da un lavoro di propaganda oscurantista, quale questo volente o nolente è. Cassie Jaye si mette in gioco (agevolata dalla sua natura di attrice) rendendo il racconto formalmente piú umano, ma il suo personaggio è insicuro. Questo filtro, ben diverso da quello dell’imparzialità, rende leziosa la narrazione. Ma è un fastidio innocuo al confronto con la malizia di tutta l’operazione.

Cassie Jaye è una ex-attrice ora videomaker femminista. Dice che durante le sue ricerche si è imbattuta in siti di propaganda contro le donne e che la cosa oltre a disturbarla le ha instillato la curiosità verso quegli uomini capaci di certe espressioni d’odio. È andata a incontrarli scoprendo che le loro istanze erano degne di considerazione, al punto che dopo ulteriori ricerche Jaye si convince della miopia/dannosità del movimento femminista, movimento che alla fine del film rinnegherà esplicitamente.

Nel montaggio finale hanno spazio anche interviste a attiviste e studiosi del movimento femminista, messi di fronte agli appelli dei MRA (Men’s Right Activists), ma apparentemente Jaye non riesce a cavar loro di bocca nulla di compromettente o anche solo vagamente opinabile, nonostante le sue leggere smorfie in controcampo nel tentativo di mostrarsi poco convinta.

L’incoerenza fra il palese e rivendicato slancio di parzialità (l’ascolto dei MRA) e l’onere pluralista di facciata (le dovute interviste alle femministe), si sbilancia a favore di quest’ultimo, il che è surreale. Ogni polemica dei MRA viene puntualmente affrontata dalle femministe intervistate, ogni punto controverso sciolto. Se non fosse per il commento fuori campo e per i videodiari di Cassie, dove documenta l’evoluzione del suo smarrimento man mano che i MRA la convincono delle loro ragioni, tutto il girato potrebbe benissimo passare per un documentario antropologico sul preoccupante fenomeno del colpo di coda maschilista.

Al solito, non fa male ascoltare opinioni controverse: fa male ascoltarle senza contraddittorio. I MRA si lamentano di non poter nemmeno iniziare a parlare che subito vengono zittiti, ma è solo perché il contraddittorio c’è già stato e l’hanno perso. L’insistenza è di chi non vuole sentire ragioni. Think about it.

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