Lo sport come metafora della guerra… / 4 Gennaio 2014 in Rollerball

Purtroppo alcuni film sono difficili da giudicare col passare degli anni, specie dove si fa largo uso di tecnologie, magari fantascientifiche all’epoca, ma ora semplicemente obsolete.
Se riuscirete a tuffarvi con la testa negli anni settanta, come fate per esempio quando rivedete Arancia Meccanica, probabilmente Rollerball riuscirà a stupirvi.
Una visione realista del futuro post guerra globale, ci proietta in un mondo gestito dalle corporazioni, senza più nazioni, ma con un solo comune gruppo dirigente, che sovrintende, decide e supervisiona, la vita e i desideri dell’intera popolazione. Niente più è lasciato decidere al singolo, ogni carriera, spostamento, rapporto interpersonale deve essere avvallato dal corpo dirigente, e sfortunato Tu quando Tua moglie piace ad un superiore, potresti vederla trasferita e sostituita in un battito d’ali di farfalla. In questa società la violenza non è stata rimossa, ma semplicemente convogliata nello sport, nel Rollerball, i cui nuovi “gladiatori” sono acclamati dalle folle e rispettati dalla classe dirigente. Tutto quadra, tutto scorre tranquillo per una omertà diffusa, ma quando Johatan, un grande campione degli Houston, decide di sapere di più, di capire di più, tutto il sistema viene messo in discussione, quasi alle corde, e proverà a difendersi in tutti i modi, in un crescendo di violenza mai fine a se stessa. “Il Campione non può essere più grande del gioco stesso…” Memorabile

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