Arte e perversione / 16 Aprile 2017 in Môjû

Un film perverso e malato, laddove la tortura e la menomazione divengono metafora dell’autodistruttività dei rapporti nella loro morbosità, operata nel finale in una stanza surreale dove si consuma un amore patologico, sviluppato da una sindrome di Stoccolma in cui la modella, rapita dalla madre dello scultore cieco, si abbandona infine ad una macabra unione.
Impressionante la forma d’arte raffigurata, grottesca e terrificante, soprattutto nella scena finale.
Controverso e non sempre facile da digerire.
Per stomaci forti.

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