Il ritorno di John Landis / 25 Giugno 2012 in Family

Appena cominciata,la seconda stagione di Masters of Horror,spara già le sue cartuccie migliori.Dopo una prima interessante puntata,c’è un regista di primo grido,stavolta,a dirigere.Parliamo del grande John Landis,maestro della commedia nera e dell’horror fatto in casa.E “Family” di questo è fatto.Lontano dalle brughiere londinesi e dalle lune piene,Landis dirige un magistrale thriller/horror,in cui l’orrore scorre in casa propria.Sembra un ritratto il mediometraggio di Landis:Una famiglia di medio-borghesi;un vicino come tanti e un dolore nascosto che può riaffiorare da un momento all’altro.Dopo tante prove deludenti(compresa la precedente puntata diretta da Landis del Masters of Horror),qui,l’ironico maestro torna a livelli esaltanti,congiungendo al suo solito homour sfrenato,buone dosi di mistero e tensione.La trama non è delle più innovative,ma Landis si autocita e si rende partecipe della realizzazione di un qualcosa di magistralmente evoluto rispetto alla solita manfrina del programma.Landis non è piatto,come era diventato ultimamente,nè autolesionista,ma molto provocatorio ed estremamente anticonformista,che riemerge dalle macerie del suo cinema,per protrarsi ad un livello superiore.Nel raccontare la famiglia Fuller,Landis dà sfogo al sogno americano riuscendo,ineluttabilmente,ad andare oltre.Dietro le apparenze,c’è un velo di orrore molto vasto.Da antologia la prima sequenza,in cui su un canto gospel che recita “Jesus give me water”,il vicino sovrappeso scarnifica il cadavere di un uomo anziano e lo porta con il “resto” della famiglia.Landis si riconferma cinico,soprattutto verso i suoi coetanei:Non ha il tocco a sè stante e autocitazionista di Woody Allen,ma si prende gioco di una non curanza psichica,espressa nelle scene scaturite dalla fantasia elevata(o malattia?) del vicino sovrappeso.Siamo in un territorio di conflitto,siamo in “Un lupo mannaro americano a Londra” e allo stesso tempo siamo in “The Blues Brothers”,e contemporaneamente siamo da tutt’altra parte.Questo è il bello di Landis,coadiuvato stavolta da una solidissima sceneggiatura di Brent Hanley,che in questo caso esce dalla sua crisi creativa,realizzando uno dei migliori episodi del Masters of Horror in generale.Per i primi 40 minuti facciamo conoscenza con i personaggi,le loro manie,le loro piccole follie,poi scatta la scintilla.Il marito della signora Fuller scompare nel nulla e il vicino sovrappeso,Harold,innamorato della donna(nonostante i ferventi consigli dello scheletro della moglie),la invita a cena.Harold vorrebbe che entrasse a fare parte della sua famiglia e che fosse relegata insieme agli altri scheletri,ma non tutto va per il verso giusto,e i Fuller non si dimostreranno esattamente le persone adorabili che sembravano.La vendetta è un piatto che va servito freddo,naturalmente.Questo mediometraggio,tra battute fulminanti e momenti di pura tensione,prova a rimettere le carte in gioco per Landis,che da anni gioca sull’equazione horror uguale divertimento,e ne ha fatto il suo credo.E qui,si è divertito un mondo.

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