C'è tempo

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C'è tempo

Stefano, quarantenne un po' immaturo, vive in montagna, facendo un lavoro decisamente bizzarro: è un avvistatore di arcobaleni. Alla morte del padre, che non ha mai conosciuto, Stefano scopre di avere un fratellastro tredicenne, Giovanni, che vive a Roma. Intenzionato solo a ricevere una generosa eredità lasciata dal padre, Stefano parte per accettare di diventare tutore di Giovanni.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: C'è tempo
Attori principali: Stefano Fresi, Simona Molinari, Giovanni Fuoco, Francesca Zezza, Sergio Pierattini, Laura Efrikian, Silvia Gallerano, Shi Yang, Max Tortora, Anna Billò, Giovanni Benincasa, Jean-Pierre Léaud, Mostra tutti

Regia: Walter Veltroni
Sceneggiatura/Autore: Doriana Leondeff, Walter Veltroni
Colonna sonora: Danilo Rea
Fotografia: Davide Manca
Produttore: Carlo Degli Esposti, Nicola Serra
Produzione: Italia
Genere: Commedia
Durata: 107 minuti

Dove vedere in streaming C'è tempo

Inconsistente / 22 Maggio 2021 in C'è tempo

Mi è capitato di vedere alcuni documentari di Walter Veltroni e, in generale, li ho apprezzati, nonostante una certa retorica diffusa. Per cui, mi sono avvicinata con curiosità al suo primo film di fiction da regista.
Nei primi minuti, le premesse narrative mi sono sembrate buone e Stefano Fresi in forma, per cui mi sono accomodata fiduciosa sul divano.
Purtroppo, la mia fiducia è stata riposta vanamente in un filmaccio così inconsistente e tanto girato coi piedi da avermi fatto pentire di ogni slancio entusiasta.

C’è tempo è un film esile, retorico (appunto), prevedibile, banale, privo di reale inventiva, a corto di qualsivoglia credibilità.
Se l’intento era quello di imbastire una specie di favola contemporanea, Veltroni ha mancato completamente l’obiettivo, mettendo in scena un racconto che -paradossalmente- riesce a stizzire (!) e a essere fuori tempo perfino rispetto a se stesso, con scene e soluzioni buttate a casaccio nel plot (praticamente, tutte quelle che coinvolgono Simona Molinari, ma non è colpa sua, eh) e metafore pseudopoetiche scarsamente comprensibili anche ai ben disposti (su tutte, il pallone).

Veltroni ha avuto a disposizione un cast non troppo mal assortito e belle location (compresa la masseria usata da Bertolucci per Novecento), ma non è stato capace di gestire i vari elementi e di assemblare un film propriamente detto, producendo un lungometraggio difficile da sostenere fino in fondo.

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Un film fatto per forza / 8 Marzo 2019 in C'è tempo

Questo film è una trapunta di riferimenti ideologici bulimicamente assortiti e scorrelati tanto da perdere ogni valore o significato e lasciar trasparire la approssimatezza da pantomima di personaggi, azioni e dialoghi e la consapevole e diabolica ricerca del peggiore casting concepibile, con l’eccezione del povero Fresi esposto a un tour de force che nessun cachet potrà mai ricompensare. Sembra un lungometraggio fatto con gli scarti di cortometraggi scolastici mai approvati per manifesta ingenuità e derivazione, una produzione condotta senza un’autorità capace di rimproverare il regista e censurargli le scene e idee impresentabili (la quasi totalità, non esagero). E parliamo di un produttore che quest’anno ha consegnato “La paranza dei bambini” e “Il nome della rosa”.

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