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Snowpiercer

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Congelamento globale / 17 Gennaio 2022 in Snowpiercer

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

2031. Dopo che è fallito il tentativo di combattere il riscaldamento del pianeta, una nuova era glaciale falcidia gli abitanti della Terra. Gli unici superstiti sono coloro che hanno lottato con tutte le loro forze per procurarsi un biglietto ed aggiudicarsi un posto a bordo dello Snowpiercer, un treno ad alta velocità che percorre interi continenti, traendo energia da una fonte inesauribile.

Sul convoglio, lanciato in un percorso senza meta, si riproducono le differenze tipiche della società: i poveri sono pigiati nelle ultime carrozze, mentre i ricchi viaggiano nei lussuosi vagoni di testa. La difficile convivenza ed i delicati equilibri tra le classi sfociano in tumulti. Curtis, novello Spartaco, leader dei reietti, attende il momento propizio per il riscatto…

Il regista, il sud-coreano Joon-Ho Bong, si è avventurato in una produzione claustrofobica e convulsa, dove lo scenario statico di un futuro prossimo è tradotto in un motivo odeporico.

“Bong Joon-Ho è regista d’immenso talento, funambolo capace di tenersi in equilibrio tra cinema popolare e rilettura critica, caustica o giocosa del genere. Quali che siano gli esiti del box office sul mercato internazionale, Bong ha portato sullo schermo il suo classico di fantascienza, che non è solo un’efficace opera di intrattenimento (seppure saldamente collocata all’estremo oscuro dello spettro dell’intrattenimento), ma anche una profonda riflessione filosofica sulla natura dell’uomo e le sorti dell’umanità, cupa e inquietante, disperata e raggelante, ma al contempo venata – come sempre in Bong – di sapida ironia e aperta, nel finale ad un abbacinante raggio di speranza”.

Così si entusiasma il critico Writer58, ma purtroppo ci sembra che il regista non riesca a coniugare la corrosiva critica sociale con le esigenze della narrazione: molteplici le concessioni al cattivo gusto hollywoodiano, con le sue sequenze urlate, gli eroi troppo eroici, l’antitesi manichea tra buoni e cattivi… La stessa celebrazione della lotta di classe in terza classe è uno stereotipo più fumettistico che politico. Non è un caso, però, che la sceneggiatura sia tratta da un fumetto francese. Le scenografie e la fotografia cupa, qua e là accesa di bagliori corruschi, sono pregevoli, ma non sono sufficienti ad elevare il registro di una pellicola pretenziosa.

Di “Snowpiercer”, però, ci interessa l’antefatto, dove è ben inquadrata la situazione attuale del pianeta, dominato da una feccia che, con la scusa ridicola di frenare un inesistente “global warming”, decide di impiegare aerei utili a spargere un prodotto chimico ad hoc, il CW-7, all’origine, invece, della mortale glaciazione. Le prime sequenze riprendono, sottolineate da un maestoso e subitaneo commento musicale, tre velivoli chimici in formazione, mentre rilasciano corpose scie. Emblematico quanto annunciano gli anchormen nel prologo della produzione, immediatamente prima. L’icastico realismo è pure evidente nell’anno prossimo, il 2031, in cui l’autore colloca l’avvento dell’era glaciale, ma soprattutto nella data del 1 luglio 2014, giorno in cui cominciano le operazioni aeree per “salvare la Terra”. La denuncia della geoingegneria clandestina è palese e netta, ma nel trailer questo nucleo topico, curiosamente non figura. Anche la pusillanime critica cinematografica sorvola su tale aspetto cruciale della produzione, sulla feroce demistificazione della truffa nota come “riscaldamento globale” che sarebbe causato dalle emissioni di biossido di carbonio.

Qualche anno addietro, Holly Drennan Deyo, paventando catastrofi globali, descrisse, in un capitolo del suo libro, “Dare to prepare”, un treno in cui i sopravvissuti sono ammanettati ai sostegni, in attesa di essere condotti in qualche campo dove lavoreranno come schiavi. Si vede che non tutti confidano in un novello Spartaco…

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Piatta e ripetitiva / 17 Marzo 2021 in Snowpiercer

Caso emblematico di serie che parte bene e finisce con crollo inesorabile verticale.
Le prime due puntate sono avvincenti , ma poi i limiti intrinsechi della trama, esplodono : le ambientazioni son sempre quelle 4-5 , ogni santissima puntata. Ho capito che siamo su un treno e che quindi c’è poco da inventare, ma allora sarebbe stato il caso di dimezzare le puntate, non farne 10. Hanno provato a compensare questo buttando dentro molti personaggi, ma il risultato è stato opposto: quelli che contano in realtà sono 3-4, tutti gli altri vanno a formare un confusionario contorno che complica solo la trama e paiono non avere troppo senso.
Poi paradossalmente il treno dovrebbe avere 3000 passeggeri se non ricordo male e 1001 carrozze: dalla serie, si ha la percezione che più che 3000 siano un centinaio a dir tanto e che le carrozze siano 10-15 , non di più.
Insomma non sta in piedi niente. E’ proprio il “format” della trama che non lo rende compatibile con una serie,anche se a budget non indifferente.
Già il film non mi ha entusiasmato , la serie ancora meno.

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