Casalinghe molto disperate / 2 Febbraio 2024 in Love & Death

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Miniserie tv tratta da una storia vera, di ottima fattura tecnica (scenografia, costumi, musiche, fotografia), molto ben interpretata (Elizabeth Olsen, che per questo ruolo è stata candidata a Emmy e Golden Globe, è davvero brava e, nel cast, compaiono un sacco di facce note: Jesse Plemons, Krysten Ritter, Lily Rabe, Keir Gilchrist), ma l’ho trovata un po’ troppo convenzionale e, a tratti, didascalica, per quel che riguarda il modo in cui viene raccontata la vicenda (un fatto di cronaca nera molto famoso negli Stati Uniti, occorso nel 1980).

C’è almeno una cosa, però, che, al di là della qualità complessiva della serie tv, mi ha fatto riflettere più di altre.
Nella rappresentazione scenica con la Olsen, Candy Montgomery è un modello di insopportabile perfezione muliebre, una casalinga molto disperata, molto repressa, molto poco sincera con se stessa e con gli altri, membro di spicco di una piccola comunità implicitamente matriarcale ed esplicitamente paternalista, in cui gli uomini sono assolutamente incapaci di dialogare con le compagne, considerate tendenzialmente creature efficienti e graziose con cui avere dei figli impersonali, di cui non comprendono eventuali malesseri (quasi come se parlassero lingue diverse) e di cui temono l’isteria più o meno malcelata. In realtà, quindi, tutti i personaggi sono assolutamente incapaci di esprimere in libertà i propri sentimenti e le proprie emozioni: uomini e donne reprimono gioia, rabbia, dolore, desideri allo stesso modo, per fornire all’esterno un’immagine di sé sempre positiva, ordinata ed edificante. È un terreno fertile per bigottismo, ipocrisia e crolli mentali. Insomma, questa storia (come altre portate sullo schermo, niente di nuovo, quindi. Per dire, Lynch ha costruito buona parte del suo immaginario, sull’argomento) ci ricorda, se mai ce ne fosse bisogno, che la radice puritana degli Stati Uniti è fissata a profondità inimmaginabili.
Non so se John Waters sia stato ispirato da questo fatto di cronaca specifico, ma non nego che Love & Death mi abbia ricordato il film La Signora Ammazzatutti (Serial Mom), con Kathleen Turner, del 1994. Peraltro, nella serie con la Olsen, ci sono vari momenti di (in?)volontaria comicità e dettagli grotteschi che, secondo me, avvicinano di sfuggita la produzione HBO alla irriverente black comedy di Waters.

Dei sette episodi complessivi, ho preferito i primi tre: in particolare, quelli legati espressamente alle vicende in tribunale mi hanno un po’ annoiata.

Nel 2022, la 20th Television ha prodotto un’altra miniserie che racconta questa vicenda, Candy – Morte in Texas, con Jessica Biel (attualmente disponibile sul catalogo Disney+), che non ho visto.

Leggi tutto