Romcom molto interessante / 12 Settembre 2016 in Love

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prima stagione
Un ragazzo e una ragazza si incontrano, si piacciono, si complicano la vita: la traccia di questa serie tv Netflix è abbastanza abusata e, sulla carta, non sembra proporre nulla di diverso da altre romantic comedy cinematografiche e televisive viste e straviste.
La romcom in questione, però, riesce a proporre l’argomento con freschezza e sincerità quasi inedite: la mano di Judd Apatow (40 anni vergine) è particolarmente evidente nella messinscena dei pregi, dei difetti e delle idiosincrasie dei personaggi e la facilità con cui la sceneggiatura permette al pubblico composto dai coetanei dei protagonisti di avvicinarsi a loro grazie alla condivisione delle abitudini (in particolare, quelle tecnologiche) consente di entrare velocemente in sintonia con la materia della serie tv.

Love è l’onesta rappresentazione della nascita di un normale rapporto tra due trentenni moderatamente problematici a cui vengono aggiunti sparuti caratteri folli ed estremi, talvolta buffi, in altri casi irritanti, miscelati con credibilità e perennemente in bilico tra il sorriso e il turbamento.
Gus e Mickey (interpretati dagli ottimi Paul Rust, co-sceneggiatore della serie, e Gillian Jacobs) sono personaggi sfaccettati, contraddittori e difettosi, proprio come il pubblico che ne segue le vicende (non sono eroi o antieroi: sono, semplicemente, persone), e ritengo che sia questa loro stramba convenzionalità a supportare la serie: è per questo e per l’apprezzabilissima descrizione d’ambiente che la fiction funziona anche quando i due non interagiscono direttamente tra di loro e, soprattutto negli episodi iniziali, si assiste alla definizione dei rispettivi contesti.
Prodotto tv molto interessante: benché la prima stagione possa sopravvivere da sola e il suo finale sia stato architettato abilmente in modo da lasciar presagire sia una prosecuzione che una chiusura delle serie, il secondo ciclo di episodi (previsto per il 2017), se all’altezza di questo, potrebbe rivelarsi davvero stuzzicante.

Bella la colonna sonora indie (in un episodio compare anche Mark Oliver Everett degli Eels). La playlist: http://bit.ly/2ci9ZLW

Nota: la regia è firmata da nomi interessanti: oltre a registi specializzati in serie tv , come il ricorrente Dean Holland e Maggie Carey, alcuni episodi sono stati diretti da artisti più noti come attori, vedi John Slattery (Mad Men) e Steve Buscemi.

Voto prima stagione: 7 stelline e mezza

Seconda stagione
Wow! Oltre a mantenere le promesse, la seconda stagione di Love si è rivelata più complessa, emozionante e movimentata di quanto mi aspettassi.
Se, nel primo ciclo di episodi, le “stramberie” di Mickey possono essere considerate poco più che tali, nei nuovi episodi emerge prepotente il disagio personale della protagonista e la sua difficoltà di condurre una vita scandita da ritmi (emotivi, soprattutto) regolari. La multipolarità che caratterizza i suoi legami personali ha deformazioni profonde ed è interessante vedere come Gus tenti di barcamenarsi tra gli inevitabili alti e bassi della ragazza.
Ora più che mai, in questa stagione, emerge il “confortante” realismo dei personaggi, difettosi e imperfetti, in cui è facile ritrovare comportamenti e reazioni conosciute e, perciò, comprensibili.

Terza stagione in arrivo nel 2018.

Ancora ottima la colonna sonora: qui, la playlist https://www.youtube.com/playlist?list=PLx9MYaphNvVYbFby-ygTtxQfmG-RJH0TP

Voto seconda stagione: 8 stelline

Terza stagione
[Aggiornamento del 24/03/2018]
In questa terza e ultima stagione di Love, si assiste alla maturazione di Mickey, al suo impegno per restare sobria e per non perdere Gus. Così, senza insistere eccessivamente sul suo stoicismo, il plot si concentra anche sugli altri personaggi più prossimi (la coinquilina Bertie e il fidanzato Randy, lo stuntman Chris), mostrando nuove varianti e sfaccettature dell’argomento. E, poi, svela alcuni segreti e la anormalità di Gus, che ha qualche problema con la gestione della rabbia e che ha sviluppato una particolare capacità di mentire per superare le difficoltà. Insomma, nel complesso, è meno retto e saldo rispetto a quanto era parso fino ad ora.
Chi è l’elemento debole, in questa coppia? Mickey, coi suoi problemi di dipendenza da alcool e droghe, o Gus che falsifica la realtà, pronto a non prendersi davvero le proprie responsabilità?
In realtà, nessuno dei due è pienamente debole, perché può fare affidamento sull’altro, che, per amore, è disposto a debiti compromessi. Nell’ultimo episodio, Mickey dice: “Abbiamo trovato il codice della nostra relazione”.

Ecco: adesso, mi tocca dire addio anche a Gus e Mickey. Mi ero affezionata a questa coppia televisiva, perché in lei ritrovavo, modulate all’eccesso, alcune idiosincrasie e difetti che conosco.
La loro imprevedibile normalità mi mancherà. Probabilmente, in futuro, in tv, troverò altre storie simili alla loro, tanto comune, ma, proprio come se si trattasse di amici persi per strada per via degli eventi della vita, mi piace pensare che i protagonisti di Love avranno sempre un posto speciale nella mia memoria a tema catodico. La loro relazione è fra le più difettose e sincere che abbia mai visto mettere in scena in tv.

Voto terza stagione: 8

Voto finale: 8 stelline

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