Lasciate la serie che vi state trascinando dietro stancamente e guardate questa! / 14 Marzo 2022 in Antidisturbios

Chi conosce i film di Sorogoyen non avrà bisogno di questa recensione per convincersi a guardare Antidisturbios; per tutti gli altri, invece, provo a scrivere qualcosa che, magari, possa far dare un’opportunità a una miniserie che, altrimenti, potrebbe perdersi nell’immenso mare della serialità.

Gli antidisturbios sono gli omologhi dei nostri celerini. Qui, come in alcuni film francesi che ho visto ultimamente (tipo Bac Nord) o come nel polacco Shorta, si cerca di fare quello che il cinema e l’arte, in generale, dovrebbero fare sempre: instillare dubbi, mettere alla prova le nostre convinzioni, portarci a parteggiare per coloro per i quali solitamente non parteggiamo.

Partendo da una storiaccia, uno sfratto non andato come dovrebbe, si procede indagando non solo la personalità degli agenti coinvolti, ma anche facendo venire a galla intrighi e interessi più ampi che coinvolgono persone importanti.

La vera protagonista, in tutto questo, è l’agente degli affari interni che si occupa del caso, caratterizzata bene come poche altre protagoniste femminili.
Quello che distingue il cinema dalle serie è la capacità del cinema di sintetizzare, di dare tante informazioni con poche immagini. Ebbene, nei primi 5 minuti della prima puntata, da come reagisce a una cosa che potrebbe sembrare di poco conto, capiamo già tutto della protagonista, solo attraverso un gioco di scrittura, inquadrature e recitazione.

In generale, però, come per gli altri film di Sorogoyen, quello che mi colpisce di più è la capacità di far montare la tensione e la violenza lentamente ma inesorabilmente. Mi colpisce, inoltre, come sia in grado di unire tecniche da film da festival (a un pedinamento costante dei personaggi alterna dei primi piani lunghissimi) a scene di azione alle quali la macchina da presa partecipa dall’interno (nello stile di Gareth Evans).

Insomma, fidatevi!

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