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I Magnifici 7: “Lo squalo” & C.: quando la Natura attacca l’Uomo

Il film a basso budget di Steven Spielberg ha segnato la storia del cinema. Ecco altri 7 film in cui gli animali minacciano seriamente gli esseri umani.

[Ultimo aggiornamento: 8 luglio 2022]

“Lo squalo” di Spielberg: più di 40 anni di terrore

LO SQUALO di Steven Spielberg ha compiuto 40 anni nel 2015. Uno dei film che ha rivoluzionato il cinema degli ultimi decenni debuttava nelle sale americane esattamente il 20 giugno 1975, arricchendo la storia del cinema di un nuovo tassello.
Girato da un ragazzo di appena 29 anni con un budget risicato, caratterizzato da un tema musicale (firmato John Williams) così essenziale da diventare leggendario, considerato non a torto il primo blockbuster estivo, LO SQUALO è annoverato anche come uno dei capostipiti del genere slasher che, invece di un assassino psicopatico armato di lame letali e dotato di un indubbio sadismo, ha per protagonista un animale marino apparentemente irrazionale il cui unico scopo sembra essere quello di uccidere per uccidere.


Le paure primordiali dell’Uomo: l’horror vacui

Il punto di forza de LO SQUALO risiede proprio nel timore primordiale che l’uomo prova nei confronti di una creatura imprevedibile di cui sembra impossibile intuire motivazioni e tattiche.
A un livello immediatamente intuibile, LO SQUALO è la messinscena dell’atavico terrore dell’ignoto, insondabile ed incontrollabile, del cosiddetto horror vacui, perché nulla sembra essere meno abissale e incomprensibile dell’occhio vitreo e fisso dell’animale protagonista (“Palle nere senza luce dentro”) e dell’Oceano in cui esso abita, probabili rappresentazioni spielberg-iane della mente umana e del complesso mai pienamente concepibile di elementi che la occupano.
Volendo supportare una lettura psicanalitica del film, la caccia allo squalo da parte del terzetto di uomini che tenta di porre fine alle sue scorribande omicide è la rappresentazione del manifesto conflitto psicologico tra l’Es (il complesso di istinti individuale) e il Super-Io (il censore delle pulsioni), in una lotta dal risultato incerto fino alla fine.
Coniugando éscamotage narrativi ed esigenze tecniche (lo squalo meccanico usato sul set era particolarmente difficile da manovrare e si inceppò così spesso da prolungare le riprese di circa tre mesi!), Spielberg giocò con un elemento fondamentale del cinema d’atmosfera. Mostrando l’animale protagonista dopo molto tempo dall’inizio del film (lo squalo assassino viene mostrato effettivamente solo dopo oltre 80 minuti rispetto all’inizio della proiezione), con precisione chirurgica, il film instilla nello spettatore lo spasmo tipico dell’attesa. Gioca con la componente morbosa della sua curiosità, premendo l’acceleratore su un’altra dualità dell’animo umano, cioè la contemporanea attrazione e repulsione fisica nei confronti della fonte della paura e del disgusto e, per estensione, il contrasto tra piacere e dolore.

Perché “Lo squalo” ha cambiato la storia del cinema?

Tra i momenti topici de LO SQUALO, un film all’interno del quale è davvero difficile trovare una sequenza superflua o un dettaglio lasciato al caso, vale la pena di ricordare la scena in cui il cacciatore di squali Quint (Robert Shaw) racconta ai suoi compagni d’avventura il naufragio dell’incrociatore Indianapolis di cui fu protagonista.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il natante venne affondato nel Mar delle Filippine da un sommergibile giapponese. L’equipaggio americano sopravvissuto, disperso in mare, venne decimato da un branco di squali.
La narrazione essenziale di Quint, raggelante, è uno dei momenti più terrificanti del film. Senza l’ausilio delle immagini, come se si trattasse di un racconto intorno a un fuoco acceso milioni di anni fa, suggerisce un orrore pulsante e primitivo. “Insomma, eravamo finiti in mare in più di mille, ne uscimmo in 316. Gli altri li avevano mangiati gli squali. Era il 29 giugno del ’45”, recita asciutto Quint.
Spielberg unisce il gusto per la leggenda e il gotico americano a elementi tipici del film d’avventura classici e di quelli d’azione contemporanei, trasformando dignitosamente l’epica del Moby Dick di Melville in una caccia al mostro mutuata dai b-movie catastrofistici degli anni Cinquanta e dai kaiju giapponesi, creando quello che allora si presentava come un unicum all’interno del panorama cinematografico internazionale. Oltre a gettare le basi per una nuova rappresentazione dell’orrore al cinema, LO SQUALO avrebbe aperto la strada a un intero genere (sovente meno decoroso dal punto di vista qualitativo), quello dei film in cui l’uomo è in balia di una specie animale che lo attacca con il solo scopo di ucciderlo.

7 film in cui il pericolo arriva dalla Natura

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[Nella foto, Roy Scheider e LO SQUALO].

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