Gli uccelli

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Gli uccelli

Film tratto dall'omonimo racconto di Daphne du Maurier. Miss Daniels si reca in un negozio di animali per ritirare un pappagallo. Un affascinante avventore finge di scambiarla per una commessa e le chiede di acquistare degli inseparabili. Si tratta di un avvocato, Mitch Brenner, che l'aveva incrociata al tribunale durante alcuni suoi guai giudiziari. Per vendicarsi della burla (o forse più per una leggera infatuazione) decide di acquistare gli inseparabili e portarglieli a sorpresa a Bodega Bay, piccolo paesino di pescatori poco distante da San Francisco, dove vivono la madre e la sorella di Mitch e dove Miss Daniels viene subito inspiegabilmente assalita da un gabbiano...
hartman ha scritto questa trama

Titolo Originale: The Birds
Attori principali: Tippi Hedren, Rod Taylor, Jessica Tandy, Suzanne Pleshette, Veronica Cartwright, Ethel Griffies, Charles McGraw, Ruth McDevitt, Lonny Chapman, Joe Mantell, Doodles Weaver, Malcolm Atterbury, John McGovern, Karl Swenson, Richard Deacon, Elizabeth Wilson, Bill Quinn, Doreen Lang, Alfred Hitchcock, Morgan Brittany, Darlene Conley, Betsy Hale, Dal McKennon, Mike Monteleone, Renn Reed, Arnold Roberts, Jeannie Russell, Rory Stevens, Mostra tutti

Regia: Alfred Hitchcock
Sceneggiatura/Autore: Evan Hunter
Fotografia: Robert Burks
Costumi: Edith Head
Produttore: Alfred Hitchcock
Produzione: Usa
Genere: Drammatico, Thriller, Horror
Durata: 120 minuti

Dove vedere in streaming Gli uccelli

Gli Uccelli / 2 Giugno 2020 in Gli uccelli

“Gli uccelli” è forse l’ultimo grande successo di Alfred Hitchcock. Il film è un horror pieno di tensione: nei primi 45 minuti non succede praticamente nulla, e la tensione nello spettatore aumenta. Nella successiva ora e un quarto Hitchcock preme sull’acceleratore: una delle grandissime capacità del regista inglese secondo me è quella di premere costantemente sull’acceleratore senza mai sbagliare una curva(quando si ha una regia così piena di pathos il rischio di uscire dai margini è altissimo: ma il buon Alfred non esce mai dai margini). Il finale aperto rimane un piccolo colpo di genio, che evita al regista la difficoltà di dover immaginare il finale di quest’opera e caricando ancora più di pathos la pellicola stessa.
Le interpretazioni su “Cosa voglia rappresentare l’attacco degli uccelli?” sono molteplici. Provo a proporne una: gli uccelli potrebbero rappresentare l’io distrutto della madre, confuso tra l’odio e l’amore verso la nuova arrivata. In questo film in effetti la distruzione viene evocata in tutti i modi, con molteplici inquadrature di oggetti sul punto di rompersi (la cabina telefonica, la porta di legno ecc.).
Film da vedere e rivedere e che lascia molte più domande che risposte(il che, per una qualsiasi opera d’arte, è ottimo).

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Angosciante / 7 Gennaio 2019 in Gli uccelli

L’avevo già visto molti anni fa, in tv.
L’ho rivisto al cinema, confermando la mia impressione: è un capolavoro immortale.

Leggo in giro vari tentativi di interpretazione, ma a mio parere uno degli elementi di fascino (e terrore) del film, è proprio l’irrazionalità: non c’è un motivo, perlomeno razionale e comprensibile dagli umani, dell’aggressività degli uccelli. E se anche ci fosse, non ha importanza.
La sceneggiatura è davvero eccellente: i personaggi sono caratterizzati benissimo, noi siamo coinvolti in quelle dinamiche sentimentali e famigliari, che vengono poi sconvolte dall’attacco degli uccelli. Ed è credibile e sensata la reazione dei vari personaggi.

Ma, ovviamente, l’artefice del capolavoro è Alfred Hitchcock.
La messa in scena è clamorosa (come cacchio ha fatto?), le interpretazioni degli attori convincenti (e la protagonista era praticamente al suo primo vero film!), la tensione di certe scene è quasi insostenibile, e ci sono momenti in cui si è allo stesso tempo angosciati e ammaliati.

La bellezza di questo film sta in tutto questo, nella regia, nelle riflessioni che suscita, nelle emozioni, anche nell’umorismo (leggero) della prima parte, nella suggestione della rappresentazione perfetta di una paura ancestrale.

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Un classico / 8 Dicembre 2018 in Gli uccelli

I primi 50 minuti del film sembrano un lungo McGuffin, una commedia romantica che lascia il posto ad un horror. Il Maestro del brivido alterna con sapienza suspense ed ironia drammatica (memorabile la scena dove Tippi Hedren è seduta a fumarsi una sigaretta e intanto dietro di lei gli uccelli si assemblano sul cortile della scuola, prima pochi poi sempre di più, con lo spettatore che vorrebbe gridare a Tippi di voltarsi e scappare, il tutto accompagnato da una canzoncina che gli alunni cantano in un loop interminabile) per giocare con gli incubi più comuni delle persone (rimanere chiusi in una situazione di pericolo senza poter uscire, ciò che è familiare che diventa improvvisamente spaventoso e incomprensibile). Il contesto di apparente normalità cela personaggi in conflitto con desideri repressi, cornice che lascia spazio ad interpretazioni piscoanalitiche, religiose o cosmologiche sulla causa del comportamento degli uccelli, per poi ribadire alla fine che la paura è un sentimento molto più efficace quando non è spiegabile razionalmente e quindi diventa incontrollabile.

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23 Settembre 2014 in Gli uccelli

Autentico capolavoro e raffinato racconto horror in cui l’orrore non nasce da effetti speciali sanguinolenti, ma da quello che ci circonda e che l’uomo molto spesso, a causa della sua ignoranza e presunzione, tende a ignorare.
Una sceneggiatura che sembra iniziare come una commedia rosa come tante e che si trasforma poi in un thriller angosciante che raggiunge il suo apice nel finale.
In oltre due ore di film nessuna spiegazione viene data per il terrificante fenomeno degli uccelli assalitori, viene invece rappresentato questo fenomeno dal grande regista in modo piu’ che verosimile, tanto che il gran dispiegamento di mezzi per effetti sonori e trucchi ottici richiesero piu’ di un anno di lavorazione.
Insieme a Psycho il miglior film di Hitchcock, un film inquietante e di fortissimo impatto emotivo.
Molto brava Tippi Hedren, la mamma di Melanie Griffith(si dice che Hitchcock perse letteralmente la testa per lei).

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E il finale? Dov’è?! / 19 Agosto 2014 in Gli uccelli

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

E il finale? Dov’è?!
Attenzione, qui non critico il finale di per sé, il fatto che si lasci spazio all’immaginazione con un finale aperto in cui ogni cosa può accadere, e di qualsiasi genere, dato che ci sono diversi spunti in tutto il film (prendere a esempio: la mamma-pazza nel ristorantino che incolpa Melanie di essere la causa di tutto, e che ricorda un po’ la storia dell’umanità dalle origini, in cui si andava sempre a cercare la causa di fenomeni naturali (e non) negli scettici, nei diversi, nei deboli o in quelli controcorrente; o il pescatore-‘mbriacone che annunciava la fine del mondo…).
Qui vado a criticare l’assenza di un finale. Escono di casa, corrono in macchina per fuggire (gli uccelli sono in tutto il mondo e -beati loro- hanno le ali per raggiungerci) e poi? Titoli di coda. Non si capisce neanche che si è arrivati alla fine del film e si aspetta qualcosa come a dire “no, un altro minuto, magari c’è ancora speranza che qualcosa accada!”. Se lo spettatore fosse stato in qualche modo preparato ad un finale aperto e in sospeso allora sarebbe stato plausibile, ma non è accettabile che per un intero film l’unica domanda che aleggia nell’aria sia “perché è successo tutto questo?” e neanche arrivi una risposta. Ok, non volete dare una risposta precisa, ma fate capire allo spettatore cosa può accadere.
Mi rendo conto che questo possa sembrare uno sproloquio di uno spettatore poco soddisfatto che non capisce o forse non accetta il finale aperto, ma probabilmente non riesco neanche a spiegare come mai mi sia sembrato in maniera tanto evidente un “non-finale”. E’ come se mancasse qualcosa, e con l’assenza di questo “qualcosa” e il non aver dato una causa anche minimamente possibile al fenomeno dell’attacco degli uccelli ha reso il film, almeno per me, privo di senso.
A questo punto l’unica domanda che mi sorge spontanea (ho abbandonato la causa uccelli) è: perché questo film? Cosa voleva trasmettere?
Inquietudine? Senso di instabilità? Angoscia? Voleva forse farci porre delle domande?
Niente di tutto questo è avvenuto, e i due protagonisti, ed in generale la recitazione di un po’ tutti gli attori (eccezion fatta per la bimba) non hanno certo contribuito a migliorare il mio giudizio.
Melanie era totalmente impassibile: le si presenta un tipo mezzo morto davanti quando è chiusa al riparo in una cabina, e l’unica cosa che riesce a fare è distogliere impassibilmente lo sguardo; sente dei rumori sospetti, entra in una camera evidentemente piena di uccelli, e non si sa come non ne riesce più a uscire, e dopo aver vissuto mille avventure di fuga e salvataggio da uccelli in maniera totalmente distaccata, rimane scioccata da questo avvenimento tanto da girare con sguardo vitreo e bocca semi aperta, risvegliando nello spettatore una gran voglia di svegliarla a suon di schiaffi.
E il bel giovinetto salva-tutti? L’unica cosa che gli ho visto fare è stata prendere le persone stile tenaglia a mo’ di soprammobile e spostarle da una parte all’altra senza un vero motivo, o senso (ho riso parecchio quando ha afferrato la sorellina prendendola in braccio come un’infante per poi rimetterla in piedi dieci centimetri più in là… no, ma, scherziamo?)
In sostanza?
Credo che le persone vedano i capolavori dove decidono che debbano essere.

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