La conseguenza

Buon film, sulle conseguenze della guerra.
Amburgo, 1945.
L’ufficiale inglese Morgan (Jason Clarke) accoglie la moglie Rachel (Keira Knightley) e insieme si trasferiscono nella casa requisita a un architetto tedesco, Stefan (Alexander Sarsgard) che viveva lì con la figlia. Morgan consente a Stefan e alla figlia di continuare a vivere nella casa, occupando la soffitta. La convivenza non sarà facile.
Dramma post bellico in cui le città non sono le uniche cose da ricostruire, ma ci sono anche i rapporti umani. Quelli tra marito e moglie, turbati da un lutto famigliare, quelli tra padre e figlia (anche qui un lutto di mezzo) e quelli tra nazioni che sono state in guerra fino a un attimo prima. Le storie si intrecciano, ognuno cerca il modo di ricostruire la propria vita oltre
che al Paese. Interessante e comunque avvincente si basa soprattutto sui rapporti umani, sul non detto e sui rapporti che si sono
logorati.

Eccellente ricostruzione d’epoca e ottimi interpreti; ma La conseguenza non riesce a convincere. La crisi tra Rachael e il marito da un lato e dall’altro l’amore della donna per Stephen seguono binari troppo prevedibili, troppo risaputi, quasi meccanici, con il lutto che determina la fine di un amore e l’inizio di un altro a seconda di come viene accettato e condiviso. L’assenza abbastanza palese di intesa – o chemistry, come dicono in modo più espressivo gli americani – tra Keira Knightley e Alexander Skarsgård dimostra forse che anche il cast non è rimasto molto convinto.