Talk to Me

Come molti altri film incensati dalla critica, a me ha lasciato abbastanza indifferente.
Più un nuovo horror viene elogiato, più a me sembra una ciofeca ultimamente

Background di trama completamente assente, non si sa nulla di questa mano demoniaca ne come i ragazzini ne sono venuti in possesso.
Ah già, i ragazzini. L’unica cosa veramente inquietante sono loro, uno più brutto dell’altro, con facce a metà tra l’indecifrabile e il grottesco, che dimostrano quasi tutti il doppio dell’età che dovrebbero avere.
Va bene che è morto il clichè anni 90 del biondo maschio palestrato e la biondona con le tette esplosive…però si può trovare anche una via di mezzo eh.
Detto ciò, trovo anche ridicola l’idea stessa di questi ragazzotti che per passare il tempo , si ritrovano per “farsi possedere” e riprendersi con gli smartphone. Ma che razza di idiozia è mai. E il film si basa tutto su questo.
Bocciato.

Talk to me è un horror che ho trovato interessante (e che mi ha anche provocato un certo ribrezzo), nonostante che la trama ruoti intorno a un tema ricorrente nel genere: la possessione.

Uno dei pregi maggiori del lavoro dei Fratelli Philippou (una coppia di youtuber australiani al suo esordio cinematografico assoluto) sta nell’aver usato i codici visivi ed espressivi del teen drama insieme a quelli dell’horror classico, per proporre un buon film di genere che, in modo non marginale, affronta anche il tema del disagio psichico e della depressione.

Efficace e compatto nello sviluppo narrativo, il film dei Philippou offre un paio di buoni jumpscare e qualche scena disturbante.
Il finale non è completamente imprevedibile, ma è ben architettato.
Insomma, promosso.

N.B.: dall’Australia e dintorni, mi pare che arrivino spesso cose molto interessanti. A parte il sempre amato George Miller e le vergini suicide (?) di Peter Weir, penso ai western nel bush di John Hillcoat, ai vampiri neozelandesi di Taika Waititi, ad altri horror come Babadook di Jennifer Kent (di cui, prima o poi, spero di vedere anche The Nightingale), alla stramba serie tv Amazon Deadloch ambientata in Tasmania.