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Tabu

/ 20128.710 voti

16 Luglio 2014 in Tabu

praticamente alla fine un polpettone

14 Settembre 2013 in Tabu

Analogie.

Correva l’anno ’31, Murnau decide di dirigere un film chiamato Tabù.
Veniamo catapultati in un contesto esotico, coloniale, distante.
La pellicola è divisibile in due paradiso vs. paradiso perduto, vedendola oggi lo spettatore potrebbe non essere colpito da quello che viene mostrato, la nostra sensibilità è stata modificata in meglio o in peggio ma è innegabile come il tema del “tabù”, il dogma da rispettare ad ogni costo, quel contesto selvaggio, affascina. Affascina la ricerca di un paese selvaggio, l’Africa in Gomes e la Polinesia in Murnau.
In Tabù di Murnau siamo all’interno di una società primitiva. La modernità non la tocca, è assente la civilizzazione e l’occidentalizzazione. La nostra Società mal comprende quello che apparentemente è un uso appartenente ad una tradizione becera.
Il Tabù qui distrugge una coppia, una ragazza verrà immolata alla divinità dei nativi, un sacrificio che rompe la stabilità di una relazione. Il giovane fidanzato si ribella, non rispetta la decisione. Quasi cento anni dopo Miguel Gomes riparte da quella divisione Paradiso-Paradiso Perduto iniziando da quest’ultimo, si ricollega al fascino del selvaggio, delle forze naturali, della ritualità.
La protagonista indiscussa del film è una anziana signora, Aurora, costretta a vivere i suoi ultimi anni di vita in solitudine. Aurora, nome di persona e collegamento all’opera omonima di Murnau, è una drogata. Drogata, vittima e dipendente dal gioco d’azzardo, passa le sue giornate fra la paura che il mondo complotti contro sé stessa e lo sperperare i suoi averi, ultime briciole di un impero andato in frantumi con la fine del colonialismo. Tutto questo è il Paradiso Perduto della nostra Aurora, un Paradiso che non potrà portarsi all’altro mondo.
Con il secondo capitolo del film, lo spettatore si trova in un piccolo grande Paradiso terrestre, l’Africa nera. Gli anni d’oro di Aurora, giovane donna prima, donna emancipata poi. La storia della sua famiglia, l’ottima educazione nel Mozambico sotto colonialismo Portoghese. La sua spiccata femminilità viene controbilanciata dal suo spirito guerriero.
E’ una cacciatrice eccentrica sposata con un giovane proprietario della zona che le regala un coccodrillo. La seconda parte ripropone l’elemento del tabù: un giorno quel coccodrillo, dopo la fuga, viene ritrovato nell’appezzamento di terra di un affascinante esploratore chiamato Gian Luca. I due iniziano una storia d’amore mentre la stessa aspetta una bambina dal marito.

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Una spina nel cuore / 8 Settembre 2013 in Tabu

“”Sotto la pioggia o il sole rovente, una creatura malinconica attraversa giungle e savane desolate. Niente sembra spaventare l’intrepido esploratore che avanza seguito dal suo contingente di uomini. La sua è una spedizione scientifica, ma è il cuore, il muscolo più insolente, a spronare la sua marcia. Povera triste creatura malinconica. Sta fuggendo dalla sua terra, vuole arrivare ai confini del mondo dove l’eco della sua tragedia sembri meno percepibile. Vuole fuggire dal luogo che vide morire la sua sposa adorata, vuole sconfiggere la morte inesorabile. Taciturno e malinconico, avanza per quelle lande inospitali. Ogni tanto, per qualche insondabile mistero, gli appare nitidamente colei che amava, con il vestito che indossava prima di morire e che ora avvolge i suoi resti mortali. L’apparizione, spietata, gli si rivolge sempre con queste parole: “Puoi andare lontano finché il fiato ti accompagni, ma non potrai sfuggire al tuo cuore. Mai”. “Allora morirò, se questo è il mio destino”, ripete ogni volta lui, rassegnato.
Cammina cammina arriva finalmente dove sa bene che incontrerà il suo destino: un fiume placido dalle acque torbide, dove un coccodrillo aspetta paziente. L’intrepido e malinconico esploratore si tuffa; i suoi uomini assistono all’orrore senza poter far nulla. Il destino è il destino, si sa!
Da allora qualcuno racconta di aver visto un coccodrillo triste, malinconico accompagnato da una donna vestita all’antica. Una coppia inseparabile che neanche la morte può sciogliere.”

Un film magnifico, diviso in due parti. La prima ambientata nella Lisbona dei nostri giorni e che racconta della vecchiaia e della solitudine disperata di Aurora, della sua eccentricità velata di mistero. La seconda parte è ambientata in Africa, ai tempi della giovinezza di Aurora. Il film qui cambia completamente registro, omaggia il cinema di Murnau, si innalza, si eleva, tocca vette oniriche, poi plana rarefacendosi in un bianco e nero sfolgorante. Un capolavoro, in poche parole!
qui la colonna sonora.

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