Elvis

Esordisco con una domanda piccata.
Nel corso del film di Luhrmann, che fine fa la splendida idea iniziale di considerare Elvis un supereroe infuso della grazia del blues e sceso in terra per salvare il mondo intero con il rock and roll?
Con questa trovata fulminante ma, per il resto, inespressa, Elvis rielabora vagamente l’incipit di un altro “film sulla musica”, Velvet Goldmine di Todd Haynes (in cui Oscar Wilde è considerato il primo -super- eroe glam proveniente dallo spazio), e, poi, mestamente, si perde in una lunga e convenzionale discesa agli Inferi.
Confidavo molto in una rilettura della storia di Presley molto più originale di questa.

I momenti migliori del film sono quelli in cui si presagisce uno scarto epico nella biografia di Presley e l’atmosfera si carica di elettricità statica (il che può essere considerato uno dei superpoteri di Elvis, ma chi può dirlo, dato che nessuno, a livello tecnico e artistico, si è premurato di dare risvolto narrativo o visivo a questi dettagli “emotivi”?).

Austin Butler mi è sembrato davvero ispirato, nell’interpretare Elvis, nonostante che, fisicamente, non gli somigli in maniera particolare. Ma c’è una furia trattenuta in lui che, secondo me, ben si sposa con il personaggio.
Come ha detto una mia compagna di divano, non importa che gli somigli o meno. “Ci sono stati e ci sono così tanti imitatori di Elvis… Ma di Elvis ce n’è stato solo uno”, mi ha detto. Vangelo.

A latere, commento che lascia il tempo che trova: perché soffocare Tom Hanks di trucco prostetico, rendendolo inguardabile, sgradevole (questo, sì, è corretto, visto il personaggio interpretato) e poco credibile, invece di scegliere un attore fisicamente più adeguato al ruolo?
Un altro compagno di divano, per esempio, ha suggerito John Goodman. Penso che sarebbe stato un Colonnello perfetto.