Due film in uno / 18 Gennaio 2024 in Babylon
Mi è capitato per caso di vedere quasi di seguito due film composti da parti molto differenti per stile e contenuto. Uno è Maestro, con un primo atto in bianco e nero e dallo stile surreale sulla giovinezza di Leonard Bernstein, l’altro a colori e realistico sulla sua età matura e la sua vecchiaia. Il secondo film è Babylon, che passa dalla commedia per rappresentare gli anni ruggenti del cinema muto hollywoodiano al dramma quando il cinema sonoro prende il sopravvento condannando a un rapido oblio buona parte dei divi dell’epoca. L’esperimento è sostanzialmente fallito in entrambi i casi; in Babylon, in particolare, il passaggio da quella che per molti versi è una slapstick comedy a un film serio è troppo radicale e disorientante. Non sto parlando di una diversità di situazioni, prima leggere e poi serie, ma di una differenza di modalità di espressione: per esempio, vediamo il protagonista Jack Conrad (Brad Pitt) che rimane indifferente a una lancia che gli si conficca a pochi centimetri dalla testa, secondo quello che è un tipico espediente dei film comici, e in seguito lo stesso personaggio che riflette con amarezza e toni molto realistici sul declino della propria carriera.
Diversamente da Maestro, poi, Babylon non segna stilisticamente il passaggio da una parte all’altra, ma anzi tende in parte a mescolarle: già il film declina verso il dramma, e ancora troviamo un episodio esilarante e sopra le righe come quello della lotta col serpente. Rispetto a Maestro, però, Babylon ha un vantaggio: mentre nessuna delle parti del film di Bradley Cooper vale granché, come commedia Babylon è piuttosto efficace, benché talvolta di grana un po’ grossa: si ride molto, per esempio con la scena della battaglia. Inoltre Brad Pitt e Margot Robbie sono due forze della natura e danno il loro massimo; Diego Calva invece fatica in una parte tanto banale quanto poco credibile. Ho la sensazione che ci siano stati alcuni problemi di editing: il personaggio di Max Minghella che si vede abbastanza spesso non ha alcuna funzione significativa, tanto da far sembrare che l’attore sia capitato lì per sbaglio dal set di The Handmaid’s Tale. Da dimenticare l’imbarazzante inno finale al cinema.