NientePopcorn

Fargo / 20148.1251 voti

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VOTO:
6

Devo essere sincera: ouh, ammé la prima stagione di Fargo non mi ha esaltata. Ammémì, sia chiaro.
Forse, ne avevo sentito parlare in giro troppo bene, troppi premi, va a sapere.

Ho provato fastidio fisico per il personaggio di Martin Freeman fin dai primi istanti in cui l’ho visto agire. “Un topo”, continuavo a pensare, guardandolo. “Un topastro maldestro e infingardo, vigliacco e -diciamocelo- stupido”.
Se questo era l’obiettivo perseguito dagli sceneggiatori, con me l’hanno centrato in pieno, ma sono anche riusciti a non farmi provare alcuna empatia per lui, neppure “odio”, solo fastidio, “Toglietemelo da sotto il naso, uff”. Come una pellicina fastidiosa su un dito della mano. Mboh.
Ok, medioman diventa cattivo, fa cose che un attimo prima avrebbe a stento immaginato, il Male Vero gira per il Minnesota, ma la cosa non mi ha impressionata. Shame on me: ancora mboh.

Ville Valo Lorne Malvo è interpretato da un Billy Bob in pieno spolvero e, devo dire, la sua natura malvagia (in scena, emanava sul serio una specie di aura cattiva!) mi è piaciuta molto, plauso, onori.
Però, ho faticato molto a capire la storia del suo personaggio: ancora adesso, nelle fredde notti invernali, mi domando come abbia potuto spacciarsi per pastore praticante di una comunità. Ma quando praticava? Ancora mboh.

Poi, va beh, ci saranno anche continuum spazio-temporali col film dei Coen (‘sta valigetta…), ma la girandola di personaggi mi ha sviata più volte: soprattutto, la coppia Baffo + Muto mi ha interdetta. E l’altra coppia, quella dei poliziotti pasticcioni (l’elemento pseudo-comico, con gli aneddoti e gli indovinelli del tizio alto?), mi ha fatto esclamare: “Meh” oltre che: “Mboh”.

Insomma, eccellente confezione, godibilissimo quadro d’ambiente, splendidi spunti e (alcuni) personaggi interessanti (Bob Odenkirk mi piace sul serio, ormai, qualunque cosa faccia), ma non mi è parsa, ahimé, l’epifania che attendevo.
Attendo, se possibile, con maggiore curiosità la seconda stagione: il fatto che in uno degli ultimi episodi venga fatto cenno agli avvenimenti della prossima serie mi ha intrigato molto. Confido, perciò, stra-confido.

Voto prima stagione: 7

(Aggiornamento: 03 marzo 201)
La seconda stagione di Fargo, che tanto attendevo e che tanto mi incuriosiva, mi ha lasciata quasi più indifferente della prima.
Se escludo gli episodi 8 e 9, il resto delle puntate non mi ha coinvolta, né i protagonisti sono entrati nelle mie simpatie. In particolare, riguardo ai personaggi, ho ravvisato incertezze e forzature specie nei ritratti dei super-cattivi: Mamma Gerhardt, in particolare, mi è parsa quel che si suol dire: “Molto fumo e poco arrosto”, una vecchia signora che è convinta di avere ancora il potere tra le mani solo in virtù del suo nome, ma che, a conti fatti, pur mostrando una stereotipata scorza da dura, se la fa fare sotto il naso un po’ da tutti, nipoti, figli, indiani…
Non che il resto della famiglia sia composta da fulmini di guerra, intendiamoci.

Un sacco di morti. Solo nel penultimo episodio, ne ho contati almeno quindici.
Comunque, gli alieni che c’azzeccano? Non so, mi è parsa una “nota di colore” eccessiva, grottesca sì, ma inutile.

Curiose e paciose le citazioni coeniane che credo di aver ravvisato in almeno un paio di occasioni: Il grande Lebowski riecheggia nel primo episodio (era il primo, sì?), con la riproposizione del terzetto “del bowling” in cui Solverson (Patrick Wilson) veste il ruolo di un Drugo più morigerato, e Non è un paese per vecchi nella scena dell’episodio… l’ottavo? In cui il letale indiano fa visita all’emporio Rushmore.
Chissà se questi dettagli erano da intendersi come sopra. Se sì, chissà quanti altri ce ne sono, sparsi qui e là.

Interessante la colonna sonora, bella la ricostruzione d’ambiente, divertenti le introduzioni differenti per ogni episodio.

Voto seconda stagione: sei e mezzo

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