NientePopcorn

Il cavallo di Torino / 20128.286 voti

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Produci, consuma, crepa.

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E’ più angosciante l’ineluttabilità di una vita che sembra fatta solo di fatica e dolore o la certezza, altrettanto inevitabile, che essa, per quanto difficile da sostenere, sta per interrompersi, senza possibilità di appello, senza “addurre motivazioni plausibili” (cit.)?
La rinuncia finale al cibo crudo e la resa all’oscurità sembra suggerire che la propensione di Tarr sia per la prima condizione: meglio la foga rumorosa di un vento nemico e comunque insensato (ritmico, più che cacofonico) che il silenzio mortale dell’Apocalisse. E’ meglio sentirsi vivi nel dolore, quindi?

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