Produci, consuma, crepa. / 20 Marzo 2014 in Il cavallo di Torino
ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama
E’ più angosciante l’ineluttabilità di una vita che sembra fatta solo di fatica e dolore o la certezza, altrettanto inevitabile, che essa, per quanto difficile da sostenere, sta per interrompersi, senza possibilità di appello, senza “addurre motivazioni plausibili” (cit.)?
La rinuncia finale al cibo crudo e la resa all’oscurità sembra suggerire che la propensione di Tarr sia per la prima condizione: meglio la foga rumorosa di un vento nemico e comunque insensato (ritmico, più che cacofonico) che il silenzio mortale dell’Apocalisse. E’ meglio sentirsi vivi nel dolore, quindi?
Recensione da Oscar (2)
“Il cavallo di Torino” è il film definitivo sull’Apocalisse. Peccato che dopo aver diretto questo grandioso capolavoro Béla Tarr abbia dichiarato di non voler più fare film. Speriamo che ci ripensi.
@schizoidman: quindi, tu mi suggerisci che, in realtà, Tarr propende per la fine senza appello, un’Apocalisse se possibile meno giustificata di una vita dura come quella descritta? (O, al contrario, salvifica, nonostante ponga fine a qualsiasi altra cosa) Vista l’angoscia che deriva dalle ultime sequenze, pensavo che tendesse all’accettazione quasi masochistica di una vita incolore e dolorosa.
E’ un film che mi ha confusa e turbata, non ho le idee molto chiare a riguardo.
E’ passato almeno un anno da quando ho visto “Il cavallo di Torino”, quindi non me lo ricordo esattamente, ma, se la memoria non m’inganna, mi sembra che Tarr ci dica che il mondo è destinato a finire, e a noi non resta altro che attendere l’epilogo continuando a ripetere sempre gli stessi identici gesti. E’ un film angosciante che non lascia speranze, “Il cavallo di Torino”.
@schizoidman: in questo senso, pensare che la morte ed il buio che la precedono siano una specie di “salvezza” che pone fine ad una vita che di bello sembra non avere assolutamente nulla e che sembra caratterizzata solo da furia ed insensatezza è quanto di più nichilista io abbia visto mettere in scena finora, cinematograficamente parlando.
@Stefania: hai ragione, “Il cavallo di Torino” è un film profondamente nichilista. Guardandolo, sembra che l’essere umano sia condannato all’infelicità e all’estinzione. E, purtroppo, mi sa che la visione di Béla Tarr corrisponde al vero.