NientePopcorn

The Lobster / 20157.3469 voti

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La cameriera

di
VOTO:
7

Società di un vago futuro, i single oltre una certa (da cui la frase “s’è fatta una certa”) vengono presi e deportati in un hotel nelle campagne fuori da brillanti e levigate tecno-città. E lo accettano, le regole sono così. Lì hanno 45 giorni per trovare qualcuno con cui accoppiarsi, in qualsiasi senso, se non lo trovano alla scadenza verranno trasformati in un animale scelto al check in → donde il titolo. David, un Colin Farrell con la panza (e altrettanta costanza) arriva all’albergo insieme a un cane (fu suo fratello). A lui insieme veniamo introdotti alle regole dell’hotel, la caccia quotidiana ai solitari che hanno scelto di vivere nella foreste, didascaliche rappresentazioni di quanto la vita sia meglio in coppia che soli, crudeltà verso chi sgarra; e poi agli altri ospiti dell’albergo, tutti a loro modo persone “difettose” e mancanti di qualcosa, incapaci di trovare collocazione nel mondo fuori (tra cui l’onnipresente John C. Reilly). David fugge nei boschi e si unisce ai solitari (capitanati da una gnocca francese a caso, Léa Seydoux, la tizia coi capelli blu di Adele), che vivono in una specie di eterno campeggio à la Bear Grylls e hanno altrettante regole della società da cui fuggono (e da cui vengono cacciati con fucili carichi di sonniferi per poterli trasformare in animali). La prima è non innamorarsi, lui ovviamente si innamora, e finirà per perdere la vista (leggi anche: l’amore, altro che le pugnette, rende ciechi).
Lanthimos è tra i registi del disaggggio greco, e chi ha visto Kunodontas (Dogtooth) si avvicina a questo nuovo film con un misto di chapeau e angoscia, e paragoni. In questo caso è in trasferta in Irlanda e con attori famosi random, e realizza un’opera di un grottesco assai più pronunciato e meno violenta. L’idea distopica alla base, della società che marginalizza formalmente, con tanto di procedure burocratiche ad hoc, le persone sole è forte nel rappresentare un malessere psicologico e reale dei tempi d’oggidì, dove ci si sente in colpa a non essere come fb ci vorrebbe (non parlerei più oramai della tv) e costantemente si è schiacciati dal confronto coi ca**o di sorrisi degli altri in foto simpa/lovva. Valide sono anche tante delle sotto-idee che mettono in immagini quella di base, e stralunate, come gli attori e la loro recitazione, che in queste gabbie di regole cercano di muoversi e sopravvivere per non finire bestificati. Pullula intorno di coppie reggentisi sull’ipocrisia e la comodità, e controlli di polizia per chi non è/ha un consorte a portata di mano. Fatto sta che tutte queste idee faticano a tenere insieme – toh, come la maionese -, e forse più della messa alla berlina delle richieste che la società fa all’individuo è la mancanza di risposte nel film a lasciare un senso di incompleto. I mean, in Kunodontas l’alternativa, quel che si soffriva a vedere, era la fuga, la ribellione/soppressione di chi ci ha dato vita, che le vittime non riuscivano a mettere in atto. Qui chi, cosa, dove andiamo, se l’hotel è una me**a e fuori è ancora peggio, coi solitari che sono una setta (e devono ballare da soli per non flirtare, per questo ascoltano solo musica elettronica, lol)? Quell’amore di coppia parimenti difettosa finale è la soluzione? In un mondo dove non si capisce il senso di essere normali, se tutti non lo sono, né dentro né fuori. Ma se tutti non sono normali diventano normali :/ e allora David da cosa scappa o perché lui, che è supermedioman, dovrebbe poter vedere il senso di un’alternativa?

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