NientePopcorn

Un poliziotto da happy hour / 20116.566 voti

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VOTO:
7

Ufficialmente in corsa per la palma di più brutto titolo italiano, che infatti con l’originale non c’entra un ca**o. E non si vede cosa ci sia di happy, né di hour, ci sta giusto un poliziotto. Che è il protagonista, enorme, di una storia ambientata su di una verde costa dell’Irlanda, Galway e giù di là. In questo posto poco battuto, da tutto e da tutti, tanto che il poliziotto locale Gerry Boyle le prostitute deve farle venire da fuori, è lui che detta le regole. Ma lo fa perché conosce i suoi polli, o qualsivoglia espressione irish potrebbe essere il corrispettivo di questa. Ha un nuovo aiutanto molto ligio e diligente, con moglie gnocca, e la polizia scopre che in quella zona sta per arrivare, o partire, boh, non ricordo, anyway, Galway, transitare un carico di droga. Abbastanza grosso da far sì che gli venga affiancato, o per meglio dire messe sopra, un tipo nero dell’FBI americana. Ma figurati se quella testa d’irlandese accetta. I due elementi della coppia nero/bianco, classica del cinema d’azione USA, qui ci mettono tutto il film a trovare il modo di capirsi. E sia chiaro (o scuro. Ah. Ahah.) non perché quello è nero, ma perché quello è americano. La iproposizione del vecchio e nuovo mondo, Europa e America, che faticano a comprendersi perché magari hanno obiettivi comuni ma ca**o quanto sono diverse le strade per arrivarci. Per cui il nigga è tutto tecnologia e azione, l’altro lo sfotte con battute di razzismo aggratis senonché salverò tutto alla fine. Gerry è eroe atipico e grasso, locale e non globale, ubriacone e donnaiolo, perché tanto alla fine i principi che contano non sono quelli. Sono gli altri, alla fine l’ha capito pure l’americano.
E ora uccidiamo il titolista, capisco che si rischia di sporcare per terra, ma è necessario.

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