Non capisco proprio il senso di questo film.
Se voleva essere un omaggio al cinema degli anni trenta, mi pare che abbia sbagliato modelli. È come se, per fare un esempio, per rendere omaggio alla migliore musica degli anni ’80 si realizzasse una cover di una canzone dei Duran Duran.
Si è scelto come modello un melò scontato, stravisto, strasentito, stratutto, finendo per realizzare un film innocuo, inerme, inutile, melenso e piagnone. E di cui si indovinava il finale fin dal primo fotogramma.
Meglio, molto meglio tentativi simili, che però non si è filato nessuno (La canzone più triste del mondo di Maddin o Juha di Kaurismäki).
La scena del sogno l’unica degna.