Non sono un fan sfegatato di Formula 1 e affini, ma Ron Howard e la sua accoppiata Hermswort-Bruhl sono riusciti comunque a coinvolgermi appieno in questo loro lavoro. Ciò si può attribuire probabilmente alla capacità del regista statunitense nel riuscire a non relegare il film ad un prodotto esclusivo per gli appassionati, ma anzi a trattarlo apertamente per un pubblico più vasto. Rush è la storia di due uomini coinvolti in una lotta (agonistica) tra di loro, è il racconto di due personalità praticamente opposte. Da un lato Hunt, che ricalca l’immagine del campione prodigio, di aspetto bello quanto dannato, che può permettersi tutti i lussi ed i piaceri che desidera e che sembra poter ottenere eccellenti risultati a prescindere da quanto impegno egli ci metta. Lauda invece è il modello del talento più “razionale”, forgiato dalla disciplina, dalla costanza e dalla fatica. E’ bello vedere come i due piloti instaurino un rapporto quasi paradossale tra di loro. Essi si odiano, ma allo stesso tempo riescono a provare una sorta di rispetto reciproco. Ognuno critica gli atteggiamenti ed i modi di fare dell’altro, ma allo stesso tempo si sente in grado di trasformare i difetti del proprio nemico in stimoli perfetti per migliorarsi, sia in pista che fuori.
Se i due personaggi appaiono interessanti allo spettatore è merito sicuramente di Howard, che dona alla pellicola un ritmo veloce e coinvolgente, ma è altrettanto sicuro che il merito va attribuito ai due interpreti scelti. Hemsworth e Bruhl regalano senz’altro due interpretazioni molto convincenti.
Così com’è convincente, sotto l’aspetto tecnico, la colonna sonora del solito Zimmer, che impreziosisce ulteriormente le quasi due ore di pellicola.