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Pontypool - Zitto o muori / 20086.740 voti

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“Il linguaggio vi fotte, vi trafora, vi trapassa e voi non ve ne accorgete”.
Questa celebre citazione di C.B., Carmelo Bene per l’anagrafe, potrebbe essere tranquillamente uno slogan promozionale per questo intelligente e sorprendente horror. Prendendo spunto dal celebre episodio de La Guerra Dei Mondi recitato per radio da Orson Welles, il regista McDonald riesce a confezionare un ottimo zombie movie in cui il virus e la fonte maggiore di terrore non è altro che il linguaggio. Ma se nel caso di Welles era il racconto radiofonico a innescare l’isteria di massa, al contrario in Pontypool è ciò che accade all’esterno di una piccola stazione radio di paese a insinuare lo spavento nel dj, nel resto del personale e, conseguentemente, nello spettatore. Dove pellicole come The Blair Witch Project rimediavano sapientemente e furbescamente alla povertà di mezzi decidendo di non mostrare, di trasmettere il senso del pericolo imminente tramite l’oscurità e uno stile gonzo volto a incentivare l’immedesimazione, Pontypool usa magistralmente la sola narrazione e dimostra tutto il potere che hanno le parole di evocare immagini e sensazioni, in un crescendo di tensione. Il soggetto del film avrebbe potuto tranquillamente essere stato scritto da Umberto Eco. Al di là del puro intrattenimento, infatti, è possibile leggere il film come una parabola apocalittica sul potere del linguaggio nella nostra società e sulla capacità delle parole e delle narrazioni di distorcere le idee e di trasformarsi di fatto in veri e propri virus, che alterano la nostra percezione degli eventi e della Storia. La letteratura in merito è sterminata, ma personalmente, per chi volesse approfondire, consiglio il libro del succitato Eco, che sicuramente ne sa più del sottoscritto, “Sei passeggiate nei boschi narrativi”, in particolare la parte in cui si discute la genesi dei protocolli dei savi di Sion e la copertura mediatica della guerra delle Falkland. Ma anche per chi non fosse interessato alla semiotica e alla linguistica, Pontypool resta comunque un bel prodotto che riesce a spaventare con intelligenza e originalità, utilizzando temi complessi senza farli apparire tali e mettendo il tutto al servizio film e non viceversa. Consigliato.

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