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Nosferatu, principe della notte / 19797.9140 voti

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Dalla parte del vampiro

di
VOTO:
10

Scrivere dei film che ci sono piaciuti di più è forse la cosa più difficile che ci sia, poiché si vorrebbe dire tutto, di tutto. Né si può tentare di trarsi d’impaccio (anche se lo si vorrebbe tanto: in fondo, che dire di più) con un semplice (ma inutile): “E’ un capolavoro”. Quindi, bisogna cercare di imboccare la via di mezzo, quella che per esempio, random e necessariamente a “spot”, non riesce a dimenticare:
1. il “dolore”, l’intima sofferenza, il rantolo di Dracula (e che si “sente” insieme a lui, giacché è un’esperienza così “umana”, di profonda frustrazione) quando cerca di resistere dal leccare il sangue di Jonathan
2. le campeggiature completamente nere contro cui si staglia “bucandole” e sospeso sul nulla il cadaverico volto deforme di Kinski. Ancora una volta una deformità che non si compiace di se stessa. Il male qui non è un male orgoglioso di sé, e questo basta a rompere qualunque schema di genere, e soprattutto, ancor più importante, qualunque schema culturale (basta con Satana che sfida Dio! Il male non è che un’altra condizione, né migliore né peggiore del bene, ha i suoi pregi e i suoi difetti, non salva dalla sofferenza, né dalla ricerca di gioia, soddisfazione e appagamento – né più né meno… ma questo è un altro discorso)
3. Le ombre che passano sui muri in scene quasi immobili – prima, dopo e durante – e che dicono molto di più (brividi e fiato sospeso compresi) di qualunque immagine mostrata.
4. Le scene quasi immobili. Punto. [in cui ci si inabissa – perché questo è il tema, in fondo ;-)]
5. I milioni di scene (e inquadrature) di pura poesia visiva (e narrativa): l’incipit con le mummie (c’è migliore lezione di cosa significa: “il modo in cui guardi e riprendi cambia fondamentalmente il carattere della cosa ripresa”?), la scena della peste, tutta, dall’inizio alla fine, nei più piccoli dettagli, l’arrivo delle navi, la fila delle bare, Jonathan a cavallo (di genere, ma che genere!), Jonathan che si libera dalle briciole (eh, grande Bruno Ganz! Una scena e una battuta che in pochi secondi aprono a un seguito infinito)… ma forse farei prima a scrivere quali non lo sono 😉
6. La musica, in anni in cui la New Age e i movimenti neo-ethnic erano ben di là da venire e i Popol Vuh li conoscevamo in tre.

No, non credo proprio che questo film abbia rivali, e non credo affatto che alcuna – proprio alcuna – delle pellicole che hanno affrontato il medesimo soggetto abbia minimamente eguagliato, e tanto meno superato, la bellezza e la grandezza di quest’opera.

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