Recensione su Nosferatu, principe della notte

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Dalla parte del vampiro / 11 Settembre 2011 in Nosferatu, principe della notte

Scrivere dei film che ci sono piaciuti di più è forse la cosa più difficile che ci sia, poiché si vorrebbe dire tutto, di tutto. Né si può tentare di trarsi d’impaccio (anche se lo si vorrebbe tanto: in fondo, che dire di più) con un semplice (ma inutile): “E’ un capolavoro”. Quindi, bisogna cercare di imboccare la via di mezzo, quella che per esempio, random e necessariamente a “spot”, non riesce a dimenticare:
1. il “dolore”, l’intima sofferenza, il rantolo di Dracula (e che si “sente” insieme a lui, giacché è un’esperienza così “umana”, di profonda frustrazione) quando cerca di resistere dal leccare il sangue di Jonathan
2. le campeggiature completamente nere contro cui si staglia “bucandole” e sospeso sul nulla il cadaverico volto deforme di Kinski. Ancora una volta una deformità che non si compiace di se stessa. Il male qui non è un male orgoglioso di sé, e questo basta a rompere qualunque schema di genere, e soprattutto, ancor più importante, qualunque schema culturale (basta con Satana che sfida Dio! Il male non è che un’altra condizione, né migliore né peggiore del bene, ha i suoi pregi e i suoi difetti, non salva dalla sofferenza, né dalla ricerca di gioia, soddisfazione e appagamento – né più né meno… ma questo è un altro discorso)
3. Le ombre che passano sui muri in scene quasi immobili – prima, dopo e durante – e che dicono molto di più (brividi e fiato sospeso compresi) di qualunque immagine mostrata.
4. Le scene quasi immobili. Punto. [in cui ci si inabissa – perché questo è il tema, in fondo ;-)]
5. I milioni di scene (e inquadrature) di pura poesia visiva (e narrativa): l’incipit con le mummie (c’è migliore lezione di cosa significa: “il modo in cui guardi e riprendi cambia fondamentalmente il carattere della cosa ripresa”?), la scena della peste, tutta, dall’inizio alla fine, nei più piccoli dettagli, l’arrivo delle navi, la fila delle bare, Jonathan a cavallo (di genere, ma che genere!), Jonathan che si libera dalle briciole (eh, grande Bruno Ganz! Una scena e una battuta che in pochi secondi aprono a un seguito infinito)… ma forse farei prima a scrivere quali non lo sono 😉
6. La musica, in anni in cui la New Age e i movimenti neo-ethnic erano ben di là da venire e i Popol Vuh li conoscevamo in tre.

No, non credo proprio che questo film abbia rivali, e non credo affatto che alcuna – proprio alcuna – delle pellicole che hanno affrontato il medesimo soggetto abbia minimamente eguagliato, e tanto meno superato, la bellezza e la grandezza di quest’opera.

5 commenti

  1. schizoidman / 11 Settembre 2011

    Anch’io adoro questo film, trovo che sia semplicemente fantastico! Condivido ciò che hai scritto nella tua bella recensione. A mio avviso, questo remake diretto da Herzog (uno dei miei registi preferiti) ha ben poco da invidiare all’originale realizzato da Murnau. Grandioso Klaus Kinski, capace di reggere il confronto con il protagonista dell’opera di Murnau, Max Schreck. E che meraviglia la scena finale, con Bruno Ganz che si allontana a cavallo chissà dove… Ciao.

  2. wigelinda / 11 Settembre 2011

    Grazie di aver citato Murnau, ci voleva e io ormai avevo già scritto troppo. Comunque, so che per molti sarà un’eresia, ma da un punto di vista puramente soggettivo e di gusto non nascondo che per me vince Herzog (grande regista… nella sua prima fase), anche sul “grande predecessore” 🙂

  3. paolodelventosoest / 26 Ottobre 2012

    Me lo sto guardando, fotogramma per fotogramma, con molta molta calma. E’ veramente un grande film, e questa tua è una grande recensione! Si vede che lo ami alla follia 🙂

  4. wigelinda / 27 Ottobre 2012

    Ma sono contenta che ti piaccia! 🙂 davvero, con tutto il cinema mediocre che gira (o che viene distribuito) è sempre bello sapere che ci sono sensibilità che sanno vibrare. E grazie per il tuo apprezzamento; è vero, è un film che ho amato molto, ottimo esempio del profondo effetto che può avere su di noi una narrazione quando è condotta magistralmente su tutti i registri attraverso cui si comunica 🙂

  5. paolodelventosoest / 30 Ottobre 2012

    L’arrivo del conte a Wismar è magnifico!!! La nave che scivola silenziosa sul canale, i topi sulla banchina, Nosferatu (bara in spalla!) che entra nella chiesa sconsacrata… Quanta poesia!

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