Virzì è intelligente ma non pedante, mette in scena la perfetta commedia italiana solare tra amori, incomprensioni ed equivoci alterando i dosaggi, usando il farsesco come rappresentazione insitamente tragica. Sotto la sua regia perfino modesti attori da fiction hanno il loro momento di gloria; in una afosa Ventotene tra serate danzanti e gite in barca, un assortimento di personaggi di sinistra e uno di caciaroni liberali danno vita a uno scontro sociale, perfetta sintesi dell’era berlusconiana, un un valzer delle ipocrisie senza veri vincitori.