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Arrival / 20167.4484 voti

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Trionfo del linguaggio, e del cinema

di
VOTO:
8

Tutto in questo film ruota attorno al concetto di linguaggio. Esso può essere arma o strumento (due termini confondibili), può generare incomprensioni e conflitti oppure portare la pace tra gli uomini.
Un linguaggio universale, ecco il dono di questa civiltà extraterrestre. Un linguaggio in grado di condensare passato, presente e futuro. Ah, se solo esistesse davvero qualcosa di simile. Un momento, non è forse il cinema questo linguaggio?
A pensarci bene la comunicazione tra umani ed eptapodi avviene tramite un vetro che, a causa del fumo, sembra essere bianco. Un vero e proprio schermo cinematografico insomma. In più tale comunicazione è sempre verbale/visiva, mai fisica, la dimensione degli eptapodi (leggasi cinematografica) non è penetrabile, non del tutto almeno. Il personaggio di Amy Adams riuscirà infatti nel finale ad accedervi, e il suo corpo sarà visivamente contaminato dalla CGI, dalla finzione, dal cinema insomma. Aggiungiamoci pure che i due alieni vengono simpaticamente soprannominati Abbott & Costello e l’elemento metacinematografico appare evidente.
Il cinema è effettivamente un linguaggio, ed è sicuramente universale, persino più della musica. Certo, come ogni linguaggio va imparato, altrimenti si rischia di incappare in banali incomprensioni, come confondere un flashforward con un flashback, ma il cinema ha già dimostrato di saper unire popoli differenti.
È sicuramente una lettura romantica ed infantile, ma anche incredibilmente affascinante per chi da sempre ama questo linguaggio.

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