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Arancia meccanica / 19718.41383 voti

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Una metafora perfetta

di
VOTO:
10

Passato, presente e futuro. Questo film sembra racchiudere molte cose.

Alex DeLarge è un giovane con una spiccata intelligenza, un’avversione verso le regole e le leggi della società e un amore folle per l’ultraviolenza – come la chiama lui.

I Drughi, di cui è il capo, sono una piccola banda criminale – se così possiamo definirla – che condivide le stesse passioni e la stessa avversione nei confronti della società. Completamente antisociali, questi ragazzi si divertono a devastare, violentare e derubare.

Durante il corso della storia, dunque, il regista ci racconta della vita di questo ragazzo, facendoci vivere la sua routine.

Il tutto è ambientato in un futuro che, probabilmente, rappresenta la nostra società odierna, quella del passato e perfino quella che sarà in futuro.

Questo è un film senza tempo, poiché i fatti narrati non saranno mai estranei al contesto in cui viviamo, abbiamo vissuto o vivremo.

L’ambiente in cui vive Alex sembra totalmente devastato; surreale questa Londra in cui vive. I personaggi sono ambigui, psichedelici, fuori dalle righe.

Tutto in questo film è eccentrico, surreale.

Alex è eccentrico tra gli eccentrici, rappresenta l’ambiente che lo circonda, nonostante i colori monocromatici dei suoi abiti e la sua passione per “Ludovigo Van”. Lui è un Outsider, una mente brillante, così astuto e, se vogliamo, geniale, tanto da riuscire ad infinocchiare molte persone – tra queste i genitori e i suoi stessi Drughi.

Alex è un leader, in tutto e per tutto, e un dittatore. E’ estremista nel suo modo di fare, violento, ma anche molto pragmatico in un certo modo.

“E d’un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione” come dice lui. Questo viene messo anche in pratica, lui prende ciò che vuole senza chiedere e senza pensarci, affidandosi all’ispirazione e utilizzando la violenza.

Questo film racchiude un messaggio importante, è una critica che Kubrick fa alle nuove generazioni, le accusa in qualche modo. Ci fa capire che, per queste, l’unico modo per ottenere sta nel prendersi le cose con violenza e prepotenza, senza chiedere.

Non esclude ovviamente la società, descrivendola in egual modo. Persone che combattono la violenza con altra violenza, che si impongono – possiamo notarlo dal modo in i medici tentano di sedare e migliorare il comportamento di Alex.

In questo modo, la società cerca di combattere il suo stesso essere, quindi non può apportare un cambiamento né può impartire un insegnamento.

Inoltre, Kubrick critica anche il modo in cui la società utilizza il corpo della donna. Un oggetto, per l’appunto, nient’altro che quello.

Personalmente, penso che il messaggio sia arrivato a destinazione, e continui ad arrivare anche attualmente. Per questo dico che è un film senza tempo, le sue tematiche saranno sempre e comunque forti, il suo messaggio sarà sempre chiaro.

Essendo appassionata d’arte, ho adorato l’estetica di questo film, i richiami alla Pop Art e Mondrian, i colori sgargianti ed eccentrici. Penso che le scenografie e i costumi siano eccezionali, tutto fatto molto bene ed in tema con l’opera.

Inoltre, devo anche dire che questo film non mi ha delusa per niente, né la prima né l’ultima volta che l’ho visto. Quello di Burgess è uno dei miei libri preferiti, ma più riguardo il film e più lo trovo in perfetta linea con la storia. Kubrick ha reso, su pellicola, esattamente il contesto che immaginavo.

Poi, adoro i continui riferimenti sessuali, nonostante tutto non si cade mai nel volgare, anche se ce ne sarebbe più volte la possibilità. Anche il nudo, in quel film, è arte, come in tutti gli altri film di Kubrick, e sfido chiunque a dire il contrario.

La recitazione è sorprendente, tutto è come deve essere, nulla stona né fa storcere il naso. Il film è godibilissimo, non annoia mai, le immagini sono scattanti e coinvolgenti, le inquadrature rendono bene e così anche il montaggio.

In conclusione, credo che sia la metafora perfetta della nostra società e una grande opera. L’ho visto talmente tante di quelle volte che non riesco più a contarle, ma ogni volta è come se fosse la prima.

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