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Curb Your Enthusiasm / 20137.6622 voti

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VOTO:
8

Steve McQueen non delude e centra il terzo successo di fila. Dopo due film indipendenti come Hunger e Shame e, soprattutto, dopo la pioggia di critiche entusiastiche che gli sono cadute in testa, sarebbe stato semplice cedere alla tentazione di dirigere un film hollywoodiano, più convenzionale e di grande richiamo.
La storia di Solomon Northup in mano a qualcun’altro avrebbe rischiato di trasformarsi nell’ennesimo film strappalacrime, con un povero negretto martoriato che alla fine ritrova libertà e famiglia e tutti vissero felici e contenti.
A ben guardare, non è così. Innanzitutto, sebbene non sia una storia completamente nuova (come poteva essere la parabola di dipendenza sessuale di Brandon in Shame), viene proposta da McQueen senza fronzoli ed orpelli di richiamo per il grande pubblico. Si entra nel merito della questione subito e in maniera diretta. Quello che a McQueen interessa è la verità, l’onestà e la trasparenza per mettere a nudo l’esistenza di un uomo che improvvisamente perde la sua libertà personale ed ogni forma di dignità.
Perde i suoi abiti, perde il suo nome, perde la sua posizione. Il paragone con l’orrore dei campi nazisti viene quasi spontaneo.
Ma Solomon conserva la memoria, conserva la voglia di lottare. Il rapporto con il terribile padrone (un grande Fassbender) non è convenzionale: Solomon in certi casi gli risponde, a volte lo sfida, non in maniera aperta ma di certo non tace. E non si arrende, usa l’intelligenza e conserva la speranza e il ricordo, al di là delle frustate e degli abomini che quelli come lui devono subire. McQueen ha un approccio veristico ed efficace nel marcare tutti i gli episodi di violenza ma anche di solidarietà che costellano i 12 anni da schiavo di Solomon, proprio come era trasparente e sincero nel mostrare la brutalità delle carceri inglesi in Hunger.
La sua regia è convincente ed elegante (meriterebbe l’oscar molto più di Cuaron).
Il cast è costituito da nomi che pensano (Giamatti, Cumberbacht, Pitt e soprattutto EJiofor e Fassbender) e che si producono in ottime interpretazioni.
E’ un segno di costante crescita per questo regista da tenere in gran considerazione.

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