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Vite vendute / 19538.621 voti

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L’ A B C

di
VOTO:
10

“Sorcerer”di Friedkin, prima di essere uno dei migliori remake mai realizzati, è il remake di Vite Vendute e “Vite Vendute” diretto da sua eccellenza Henri-Georges Clouzot è senza ombra di dubbio inarrivabile.

Nato da una cooperazione italo-francese, “Le Salaire de la peur” è un’opera sublime. Il film in questione è tensione all’ennesima potenza. La suspense rende unico. Muscoli, sudore, sguardi persi nel vuoto, canottiere unte, abiti sporchi ed ancora.. polvere, fango, povertà. Il regista dà peso al dettaglio, si sofferma sulla disperazione (le prime scene sono dedicate ad un bambino nudo gioca con degli scarafaggi), si concentra su personaggi ed ambienti lasciati a loro stessi. “Le Salaire de la peur” è un’opera che vale, il realismo in cui sguazza ferisce e scuote. Nulla è lasciato al caso ed i punti morti sono completamente assenti. La pellicola, sin dalla presentazione dei personaggi, è un susseguirsi di picchi. Eccoli dunque: i francesi Mario il playboy e Jo il malavitoso, il lavoratore calabrese Luigi e Bimba un silenzioso olandese al quale i nazisti hanno ucciso il padre. Questi quattro sfortunati si ritrovano in una cittadina dell’America Centrale, Las Piedras. Las Piedras è praticamente in mezzo al nulla, abbandonata dall’uomo e da Dio la cittadina è circondata dal deserto ed è collegata ai villaggi vicini (e comunque distanti) tramite strade dissestate. A collegare la fogna al resto del mondo invece è un’aeroporto. Las Piedras è un posto in cui è facile entrare ma quasi impossibile uscire, una località dove basta molto poco per morire, una comunità nella quale corruzione e malattie prolificano. Las Piedras è un Inferno in terra dove l’unica salvezza è proprio il tanto desiderato ed economicamente inarrivabile biglietto aereo. Questo “Mucchio selvaggio” vedrà aprirsi le porte del “paradiso” dopo l’esplosione di un pozzo di petrolio posseduto da una compagnia Americana, la SOC. La SOC non sfrutta solo le risorse chimico/naturali del posto, tiene al guinzaglio i nativi e sfrutta i lavoratori locali sottopagandoli. Ai paesani non resta che tacere, soffrire in silenzio, in un contesto dove neanche la Legge sembra fregarsene anzi sembra proprio che la SOC sia arrivata a corrompere le forze dell’ordine pagandole per tutelare gli interessi della compagnia stessa. Eppure i nostri non ci pensano due volte a rifiutare la proposta dell’impresa criminale. L’occasione li rende camionisti ed è da questo momento che inizia un road movie nella quale la tachicardia regna.

Su strade dissestate, nel bel mezzo della selva Centro-Americana, con due camion scoperti carichi di una tonnellata circa di nitroglicerina, i nostri dovranno arrivare al pozzo e spegnerlo. L’incarico frutterà loro duemila dollari a testa ma la meta è ubicata a seicento km di distanza.
La loro è una missione suicida.

Un film di rara bellezza, “Vite vendute” è il grande sogno di quattro sfortunati, uomini che diverranno tutt’uno con la macchina che guidano. Un road-movie da gustare a 20 km\h che portò il regista alla fama internazionale.
Dopo Vite vendute, infatti, Henri dirigerà “Les Diaboliques” ma questa è un’altra storia e soprattutto un’altra “recinzione”.

DonMax

Questa recensione ha 2 commenti

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