Vite vendute

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Vite vendute

In una povera cittadina del Centro America una piccola comunità di europei senza risorse e prospettive aspetta l'occasione per potersene finalmente andare. Questa si presenta quando dei pozzi di petrolio a qualche centinaio di chilometri di distanza prendono fuoco: la società proprietaria offre una forte ricompensa ai quattro uomini che accetteranno di condurre i due camion che trasportano la nitroglicerina necessaria per spegnere gli incendi.
Giorgio Nesossi ha scritto questa trama

Titolo Originale: Le Salaire de la peur
Attori principali: Yves Montand, Charles Vanel, Peter van Eyck, Folco Lulli, Véra Clouzot, Antonio Centa, Luis De Lima, Jo Dest, Darío Moreno, William Tubbs, Darling Légitimus, Grégoire Gromoff, Joseph Palau-Fabre, François Valorbe, Pat Hurst, Mostra tutti

Regia: Henri-Georges Clouzot
Sceneggiatura/Autore: Henri-Georges Clouzot, Jérôme Géronimi
Colonna sonora: Georges Auric
Fotografia: Armand Thirard
Produttore: Henri-Georges Clouzot, Raymond Borderie
Produzione: Francia, Italia
Genere: Drammatico, Thriller, Azione
Durata: 148 minuti

Dove vedere in streaming Vite vendute

Tropical noir / 23 Marzo 2017 in Vite vendute

Una sonnolenta e fangosa cittadina caraibica, presumibilmente in Venezuela (sappiamo solo che la città più vicina è Caracas), un impasto di idiomi che mischia lo spagnolo, il francese, l’ italiano, il tedesco, l’ inglese e il creolo (N.B. film da vedere assolutamente in lingua originale!), un lercio bar in un torrido pomeriggio; con questi ingredienti Clouzot immette subito magia nel suo magnifico dramma tropicale, popolato di indios e europei transfughi con panama e fazzoletto. E’ la storia avvincente di quattro avventurieri presi a giornata per trasportare su due scassatissimi camion un carico di nitroglicerina destinato a spegnere (sic!) un pozzo di petrolio in fiamme. Ogni sussulto del camion potrebbe far saltare il carico: adrenalina pura!
Grande Yves Montand, che nel suo ruolo porta innegabili tracce del Dobbs di Humphrey Bogart ne Il tesoro della Sierra Madre, stupendo Charles Vanel nella sua tragica parabola discendente e ottimo in generale tutto il cast. Alcune sequenze restano immortali come quella della manovra sopra un moncone di ponte ligneo su una curva a strapiombo, e quella del guado di un denso lago di petrolio.

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L’ A B C / 4 Giugno 2015 in Vite vendute

“Sorcerer”di Friedkin, prima di essere uno dei migliori remake mai realizzati, è il remake di Vite Vendute e “Vite Vendute” diretto da sua eccellenza Henri-Georges Clouzot è senza ombra di dubbio inarrivabile.

Nato da una cooperazione italo-francese, “Le Salaire de la peur” è un’opera sublime. Il film in questione è tensione all’ennesima potenza. La suspense rende unico. Muscoli, sudore, sguardi persi nel vuoto, canottiere unte, abiti sporchi ed ancora.. polvere, fango, povertà. Il regista dà peso al dettaglio, si sofferma sulla disperazione (le prime scene sono dedicate ad un bambino nudo gioca con degli scarafaggi), si concentra su personaggi ed ambienti lasciati a loro stessi. “Le Salaire de la peur” è un’opera che vale, il realismo in cui sguazza ferisce e scuote. Nulla è lasciato al caso ed i punti morti sono completamente assenti. La pellicola, sin dalla presentazione dei personaggi, è un susseguirsi di picchi. Eccoli dunque: i francesi Mario il playboy e Jo il malavitoso, il lavoratore calabrese Luigi e Bimba un silenzioso olandese al quale i nazisti hanno ucciso il padre. Questi quattro sfortunati si ritrovano in una cittadina dell’America Centrale, Las Piedras. Las Piedras è praticamente in mezzo al nulla, abbandonata dall’uomo e da Dio la cittadina è circondata dal deserto ed è collegata ai villaggi vicini (e comunque distanti) tramite strade dissestate. A collegare la fogna al resto del mondo invece è un’aeroporto. Las Piedras è un posto in cui è facile entrare ma quasi impossibile uscire, una località dove basta molto poco per morire, una comunità nella quale corruzione e malattie prolificano. Las Piedras è un Inferno in terra dove l’unica salvezza è proprio il tanto desiderato ed economicamente inarrivabile biglietto aereo. Questo “Mucchio selvaggio” vedrà aprirsi le porte del “paradiso” dopo l’esplosione di un pozzo di petrolio posseduto da una compagnia Americana, la SOC. La SOC non sfrutta solo le risorse chimico/naturali del posto, tiene al guinzaglio i nativi e sfrutta i lavoratori locali sottopagandoli. Ai paesani non resta che tacere, soffrire in silenzio, in un contesto dove neanche la Legge sembra fregarsene anzi sembra proprio che la SOC sia arrivata a corrompere le forze dell’ordine pagandole per tutelare gli interessi della compagnia stessa. Eppure i nostri non ci pensano due volte a rifiutare la proposta dell’impresa criminale. L’occasione li rende camionisti ed è da questo momento che inizia un road movie nella quale la tachicardia regna.

Su strade dissestate, nel bel mezzo della selva Centro-Americana, con due camion scoperti carichi di una tonnellata circa di nitroglicerina, i nostri dovranno arrivare al pozzo e spegnerlo. L’incarico frutterà loro duemila dollari a testa ma la meta è ubicata a seicento km di distanza.
La loro è una missione suicida.

Un film di rara bellezza, “Vite vendute” è il grande sogno di quattro sfortunati, uomini che diverranno tutt’uno con la macchina che guidano. Un road-movie da gustare a 20 km\h che portò il regista alla fama internazionale.
Dopo Vite vendute, infatti, Henri dirigerà “Les Diaboliques” ma questa è un’altra storia e soprattutto un’altra “recinzione”.

DonMax

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Il salario della paura / 29 Gennaio 2015 in Vite vendute

Poche chiacchiere, gente. Ci troviamo di fronte a un capolavoro senza se e senza ma, uno di quelli, per interdirci, con la C maiuscola. Lo ha diretto, nel 1953, Henri-Georges Clouzot, colui che ci ha regalato perle del calibro di “Il corvo” (1943), “Legittima difesa” (1947) e “I diabolici” (1954). “Vite vendute” (ma è molto meglio il titolo originale, “Le salaire de la peur”, ossia “Il salario della paura”) racconta la storia di due francesi, Mario (Yves Montand) e Jo (Charles Vanel), un italiano, Luigi (Folco Lulli), e un tedesco, Bimba (Peter van Eyck), che vivono in uno sperduto paesino dell’America Centrale, Las Piedras, dove conducono un’esistenza misera e senza prospettive.
I quattro vorrebbero andarsene il prima possibile da quel posto isolato dal resto del mondo in cui si muore di caldo e di noia, ma non hanno il denaro per trasferirsi altrove. Per racimolare la grana necessaria al loro scopo, Mario, Jo, Luigi e Bimba accettano di svolgere un lavoro pericoloso, tanto che potrebbe essere l’ultima cosa che faranno nella loro vita: trasportare, per conto di una compagnia petrolifera americana, la Southern Oil Company, un carico di novecento chili di nitroglicerina, che servirà per domare un incendio scoppiato in un pozzo di petrolio, su due camion, sui quali campeggia la scritta “Explosives”, lungo un percorso di seicento chilometri fatto di strade sterrate talmente rovinate che quando guidi, più che essere al volante di un mezzo di trasporto, ti sembra di ballare il rock and roll.
Le possibilità di arrivare sani e salvi a destinazione sono poche; quelle di morire durante il tragitto, invece, sono molte di più. Praticamente è come viaggiare con una bomba sotto il sedere che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Basta soltanto una piccola distrazione per finire al Creatore. I quattro, però, hanno un disperato bisogno di soldi (se riusciranno a portare a termine con successo la loro missione, guadagneranno duemila dollari ciascuno), perciò si mettono in marcia sperando che le cose vadano per il meglio.
Clouzot (anche sceneggiatore insieme a Jérôme Géronimi) prende l’omonimo romanzo di Georges Arnaud e ne ricava un film eccezionale (insignito dell’Orso d’oro al Festival di Berlino e della Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1953) in cui l’adrenalina scorre a fiumi. Centoquarantadue minuti di tensione allo stato puro e di suspense al calor bianco: nella prima parte il regista presenta i quattro protagonisti, di cui mostra le ragioni che li inducono a imbarcarsi in un’impresa folle e al limite dell’impossibile, mentre nella seconda narra il loro viaggio infernale e terrificante con un’incredibile dovizia di particolari (il fazzoletto bianco di Luigi usato come segnale, la nitroglicerina utilizzata per far esplodere un masso che ostruisce il passaggio) e con un crescendo di tensione implacabile che non lascia scampo allo spettatore.
Raramente si è visto un film così coinvolgente e incalzante. Nell’ultima ora e mezza non c’è nemmeno un attimo di respiro: da quando i protagonisti salgono sui camion, il maestro francese spinge a fondo sul pedale della tensione e non stacca più il piede fino al beffardo, assurdo e memorabile finale.
Le scene al cardiopalma si sprecano (quella in cui i due camion rischiano di scontrarsi e quella in cui l’autocarro guidato da Montand deve superare una pozzanghera di petrolio grande come un lago sono da infarto), la suspense si taglia col coltello, il pathos diventa insostenibile, i pericoli e le insidie si nascondo dietro ogni angolo, la strada pare interminabile, la meta irraggiungibile: nella seconda parte si assiste al film con il cuore in gola, con l’angoscia che monta dentro al petto fino a farti quasi soffocare. Roba da far invidia persino ad Alfred Hitchcock. Neanche quest’ultimo avrebbe saputo fare di meglio.
Alcuni, tuttavia, affermano che l’introduzione è prolissa, che il film parte lento come un diesel e ci mette un po’ ad ingranare la marcia giusta. Può darsi che sia vero, ma è altrettanto vero che gli ultimi novanta minuti sono letteralmente mozzafiato. Vedere per credere. Con questa pellicola tesa fino allo spasimo e dal ritmo serrato, che ti inchioda alla poltrona dall’inizio alla fine, Clouzot compie un autentico attentato alle coronarie dello spettatore. Si sconsiglia vivamente la visione ai deboli di cuore. Per tutti gli altri, invece, dopo aver guardato e ammirato “Vite vendute” sarà impossibile ascoltare “Sul bel Danubio blu”, il celeberrimo valzer di Johann Strauss Jr., senza pensare a questa formidabile opera (frutto di una lavorazione travagliata a causa del maltempo che funestò le riprese effettuate nella Camargue) magistralmente diretta da un eccellente regista che qui dà il meglio di sé impartendo una vera e propria lezione di cinema.
Strepitosa la fotografia di Armand Thirard (le immagini del pozzo di petrolio in fiamme sono impressionanti e indimenticabili) e splendidi gli attori (negli scomodi panni di Jo, un uomo arrogante che si rivela essere un codardo, avrebbe dovuto esserci Jean Gabin, ma Charles Vanel, premiato con la Menzione Speciale a Cannes, è molto bravo a interpretare un personaggio sgradevole e detestabile, riuscendo così a non far rimpiangere il suo collega). Nel cast c’è anche la moglie del regista, Véra Clouzot, nella parte di Linda, una donna dal carattere dolce innamorata di Mario.
All’epoca la versione italiana subì diversi tagli; quella integrale è disponibile in DVD, ed è quest’ultima che bisogna recuperare per apprezzare appieno questo gioiello della cinematografia mondiale. Nell’edizione originale si parlano sei lingue diverse (russo, tedesco, inglese, francese, spagnolo e italiano), mentre in quella nostrana (che si consiglia di evitare) tutti i personaggi si esprimono in italiano.
Nel 1977 l’ottimo William Friedkin ne ha realizzato un buon remake dallo stile allucinato intitolato “Sorcerer” (che significa letteralmente “Stregone”), che però, nonostante il lodevole impegno del cineasta americano e degli attori coinvolti nell’operazione, non raggiunge le vette toccate dall’inarrivabile originale firmato da Clouzot. Se amate la suspense, l’azione e l’avventura, se vi piacciono i film che vi tengono col fiato sospeso, qui troverete pane per i vostri denti.

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camion / 6 Giugno 2011 in Vite vendute

in cerca di un film visto da piccolo, mi sto facendo una cultura sul genere trucking movie. Uno dei migliori del mazzo sembra Convoy, di Peckinpah, che non ho ancora visto.

Anyway, Vite vendute (nell’originale francese fa “Il salario della paura”, ma si sa, come sminchiamo i titoli originali noi non lo da nessuno) vinse la palma a Cannes nel 53, e viene considerato un capolavoro. Ha due remakes, uno del 58, Violent road, e Sorcerer, del 1977.

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