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Il segreto di Vera Drake / 20047.177 voti

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Il conflitto tra slancio emotivo e calcolo.

di
VOTO:
7

Questo di Leigh è un film che vive di contrasti ed opposizioni: la ricchezza e l’indigenza, la gentilezza e la rigidità, la legge e il sentimento.
Gli stereotipi abbondano, ma -leggendo il film come una metafora e non come un documento propriamente detto- la semplificazione è da considerarsi strumento ovvio e necessario.

A dare dignità ad una figura come quella di Vera che rischierebbe ad ogni passo di sembrare miserevolmente patetica ci pensa una meravigliosa Imelda Staunton che, con la forza dei suoi gesti essenziali e pratici e dei suoi sguardi, racconta di una donna semplice che, a torto o ragione, aiuta chi è in evidente difficoltà: rigovernare una cucina in disordine o permettere ad una ragazza di “avere di nuovo le sue cose” le sembrano attività equivalenti, benché sia consapevole dell’ “indecenza” della seconda (come dirà il figlio Sid che, pure, coi suoi atteggiamenti da ilare viveur che offre calze di seta alle sue conquiste potrebbe facilmente essere uno dei tanti indesiderati padri di Londra), al punto da tenerla nascosta a tutti.
Il conflitto morale di Vera, pur elementare, è legato perlopiù al sentore di illegalità “civile” della pratica, ma nulla sembra spaventarla davvero, se non il timore di perdere l’affetto di chi le vuole bene, perché sconvolto dal suo “segreto”.
Vera canticchia, quando lavora, è una donnina attiva, sorridente, prodiga di parole e gesti: è un essere schiantato, afono, tremolante, a partire dall’istante esatto in cui la polizia si presenta in casa sua. Il suo evidente decadimento fisico è ciò che, nel complesso, provoca maggiore dolore.

A mio parere, Leigh non giustifica o assolve la pratica dell’aborto, ma pone davanti allo spettatore lo stridente ed insuperabile conflitto tra slancio emotivo (Vera) e calcolo (istituzioni mediche e legali), descrivendo un difficilmente accettabile stato delle cose.

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