Quasi due ore di dialoghi serratissimi in un gioco delicato di seduzione e di distacco , un alternarsi di ruoli fra realtà e finzione , con gli unici due personaggi che si muovono in uno scenario minimo come il palcoscenico di un teatro , e per di più in un’atmosfera di quasi totale oscurità .
Insomma , roba da attacchi di claustrofobia acuta se dietro la macchina da presa non ci fosse il “vecchio” Polanski che ormai sembra aver imboccato la strada delle trasposizioni teatrali sullo schermo e che , affidando alla conturbante e convincente Emmanuelle Seigner (che è anche la sua attuale moglie ) ed al bravo ed espressivo Mathieu Amalric (straordinaria la sua somiglianza al regista stesso da giovane) che si esaltano a vicenda in una gara di bravura , ci offre ancora una volta un’occasione per apprezzare il grande cinema .