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Tiger Boy / 20127.524 voti

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Gli anime e il senso della giustizia

di
VOTO:
7

Dopo Basette, il secondo corto di Mainetti non fa che confermare il fatto, se mai ve ne fosse ancora la necessità, che, contrariamente a quanto “i grandi” dicevano tra gli anni Settanta e Ottanta a proposito dei cartoni animati giapponesi (“Sono violenti!”: embé?), gli anime hanno contribuito a creare nei tele-fruitori minorenni dell’epoca un immaginario decisamente positivo, in cui si staglia nitida la figura dell’eroe che raddrizza i torti, fornendo una precisa definizione del concetto di giustizia. Certo, il mondo è fatto di chiaroscuri, ma nel microcosmo del bambino protagonista di questo cortometraggio, in cui il regista ed autore ha riversato con misura ed originalità i retaggi di quel patrimonio televisivo e dell’immaginario sviluppato negli anni dell’infanzia, la divisione tra Bene e Male è così netta da consentirgli di reagire ai soprusi ed abusi di cui è vittima con dolente consapevolezza e sorprendente maturità.

Ciò che succederà ai protagonisti dopo i fatti narrati nel corto è ignoto, ma lo sguardo deciso del bambino e il fatto che decida di levarsi la maschera sembrano suggerire che ha smesso di avere paura e che non teme le conseguenze del suo gesto di ribellione, perché ha dalla sua la forza di una giustizia forse idealizzata, ma certamente rassicurante.

Nel complesso, lavoro pienamente riuscito: sintetico, efficace, idea ben sviluppata e ben interpretata.

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