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Matrix Resurrections / 20215.988 voti

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Vero/falso

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Traggo spunto dal film per una riflessione di più ampio respiro. Alcuni utenti hanno un approccio ingenuo: la letteratura e il cinema sono finzioni, per quanto possano essere realistici. Bisogna sempre tener presente tale presupposto per non confondere la vita, che è già una simulazione, con una sua copia, per quanto verosimile. Dovrebbero essere banditi poi atteggiamenti da fans nei confronti di registi, sceneggiatori ed attori: non sono divinità da adorare, non sono detentori di verità, ma, se talentuosi, interpreti di possibili significati, araldi di domande.

A volte mancano il necessario distacco, lo spirito critico. Difetta anche una preparazione narratologica che si acquisisce con la lettura e la disamina di racconti e romanzi: bisogna conoscere e riconoscere le strategie diegetiche, saper applicare gli strumenti e i termini ermeneutici ai testi narrativi: le pellicole sono in primo luogo testi narrativi, sebbene con peculiari caratteri. Anche molti eventi “reali” sono testi narrativi.

Tuttavia l’uomo comune non riesce a percepirne tale filigrana, non intuisce il carattere mimetico ed ingannevole di molti accadimenti. Assegna valore di “realtà” alla simulazione dichiarata, esibita come a quella occulta, confonde tutto in una grisaille, ignora che il “reale” è oltre, situato in una dimensione eidetica, per dirla con Husserl. Dobbiamo seguire, mutatis mutandis, l’esempio di Platone: come egli condannava l’arte che imita il mondo empirico, essendo imitazione di un’imitazione, così noi in primis condanniamo il cinema che simula l’esistenza, salvo enucleare quelle rare produzioni o sequenze che evocano un significato o un interrogativo valorizzati da efficaci, sapienti scelte estetiche. Ovviamente questo discorso vale anche per la narrativa: occorre passarne al setaccio poche opere o pagine, il resto va buttato via, come un cercatore d’oro con il crivello scevera pagliuzze e pepite da sabbia e detriti.

In fondo, è necessario il discernimento, lo stesso discernimento che permette di distinguere fra verità e bugia, fra “fatto” e propaganda, tra ricostruzione realistica e narrativa – o versione – ufficiale. E’ incredibile, ma la narratologia si rivela efficace dispositivo per scandagliare il complesso degli accadimenti, non solo per sondare testimonianze culturali. Se gli individui dimostrassero un briciolo di perspicacia, che è letteralmente vedere bene e vedere attraverso, non sarebbero stati abbindolati dalla farsa nota come… Purtroppo quasi tutti scambiano la “realtà” con la sua riproduzione e vice versa.

Continua…

Si ripete che letteratura e cinema sono intrattenimento… Nulla di più errato! La vera arte non è intrattenimento, se non in minima parte: essa, se si pone in continuità con la tradizione, se ne discosta e la soverte per spalancare nuovi orizzonti, siano pure orizzonti sull’abisso. Il precetto oraziano di unire utile dulci è valido, purché per “utile” non si intenda la trasmissione di un messaggio edificante, ma lo sprone ad interrogarsi e ad interrogare, purché per “dulci” si intenda non un banale di-vertimento, piuttosto la gratificazione di natura per lo più intellettuale che si può conseguire da una visione di-vergente del “reale”.

L’esortazione manzoniana affinché l’arte abbia per “oggetto il vero” si può accogliere, a condizione che con “vero” ci si riferisca ad un’amplissima gamma di denotata, per includere la storia, la natura, l’ambito psicologico, ma pure la sfera ideale e metafisica. Comunque il “vero” più che un “oggetto” deve essere un fine ed un metodo. E’ “vera” non tanto l’arte verosimile e realistica, bensì quella che tallona la “realtà” cercando di strapparle i suoi segreti, le sue terribili meraviglie.

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