Hackman si aggira col suo spolverino asettico in una città fatta di microfoni, ombre, orecchi tesi e nasi ficcati nell’orto del vicino. È una società alienante e paranoica quella di Coppola, che però forse lavora troppo in sottrazione e con uno sguardo troppo stretto, finendo per essere un innocuo chicco di caffè in un contenitore troppo vasto.