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Festa di compleanno / 19687.01 voti

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prima chicca potente del maestro Friedkin

di
VOTO:
7

The Birthday Party fu lo spartiacque per la carriera di Friedkin. Il primo film che il regista volle girare davvero, preparato a Londra, fu per il nostro un cambiamento radicale. Per realizzarlo si incontrò con l’autore (Harold Pinter). Friedkin se lo immaginava intimidatorio e non troppo in forma, gli si presentò un uomo atletico, alto, con i capelli ricci e gli occhi penetranti. Anche Pinter però si immaginava di trovare una persona differente, infatti all’epoca Bill non aveva un’esperienza come regista e il suo cv non è che brillasse, eppure quello che venne fuori è un piccolo gioiello. Tenete presente sempre una cosa: alla base del film c’è la reciproca fiducia fra Pinter e Friedkin, senza questa non si sarebbe fatto.

The Birthday Party, sebbene nei primi minuti si presenti come una commediola senza senso, dove una moglie sciatta e fastidiosa parla col marito del più e del meno, è un film drammatico dove l’elemento della suspense è fortissimo.
L’incipit vede l’uomo e la donna, Meg, a colazione, è una giornata come le altre in fondo. Il marito affitta sedie a sdraio sulla spiaggia vicina e gestisce con la donna la pensione. La donna cucina e mette a posto la casa. L’attività, la gestione della pensione, non viene svolta con molto successo, infatti l’unico cliente è un signore al piano di sopra. Sembra una commediola scema ma dal momento della comparsa dell’ospite, Stanley, interpretato magistralmente da Robert Shaw, un pianista trentenne, la tensione sale in modo velocissimo.
Stanley è uomo che sembra esser distrutto dalla vita, ne vuole uscire, ha dei comportamenti antisociali, si dà delle arie e quando la signora che gestisce la pensione civetta un po’ con lui getta giù la maschera e si manifesta per quello che è, una persona sgradevole. La vicina Lulu, si dà arie da vamp, passa a trovare la coppia ma non riesce a interessare Stanley mentre Meg lo tratta con compassione (quando non con amore). La donna sostiene che oggi sia il giorno del suo compleanno e intende festeggiarlo, Stanley però non vuole alcun tipo di attenzione anche perché non lo è il suo compleanno. Robert Shaw nella prima mezz’ora è arrabbiato, sempre in pigiama, ansioso, con la barba lunga, ha un principio di calvizie ed è sporco. Perché è così arrabbiato? Forse è perché si ricorda di quando era un pianista famoso, tratta male Meg perché non sa chi lui sia ma sembra nascondere qualcosa. Le dice “Ricordati con chi stai parlando”, lo dice con fierezza, fra i denti, incazzato come un picchio.

L’equilibrio, già precario, di Stanley viene del tutto destabilizzato dall’arrivo di due sconosciuti, anch’essi sgradevoli, alla pensione della coppia.
Bussano alla porta diventando ospiti e vicini di stanza del pianista. Ora, io non vorrei spingermi troppo in là e non vorrei dire una cappellata ma a me questo film ricorda sempre The Killers di Siodmak (tratto da un racconto di Hemingway) con due uomini che vanno in una cittadina dove c’è un terzo uomo che non conoscono che devono prendere e fare secco. Ecco, anche in The Birthday Party i personaggi non si conoscono ma si cercano, nel film si muovono in un tugurio disordinato, una pensione dove i piatti non vengono puliti, dove uno dei due stranieri propone alla donna di fare un party per il pianista e la donna ci casca in pieno nel loro giochino (ok, l’altro non è troppo convinto ma la donna la vuole fare ia festicciola). Sembrano tipi apposto, fanno i complimenti sulla casa e sulla carta da parati usata, ma cominciano ad osservare il pianista che da questo momento si sentirà braccato e comincerà a fare domande alla donna. Non sa chi siano gli stranieri vestiti in modo impeccabile, “Just gentlemen” riferirà Meg. L’uomo si agita, il suo dare di matto mi ha ricordato il personaggio di Bug (sempre di Friedkin), scarta un regalo (un tamburo) e l’atmosfera di suspense e violenza tocca uno dei momenti più alti.

Girato interamente in un unico luogo, nella cadente pensione di un piccolo paesino marittimo, con una manciata di attori come protagonisti, The Birthday Party è una delle opere del primo periodo di Friedkin che mi sento di consigliarvi veramente. A livello tecnico ci sono un sacco di primi piani di profilo a Patrick Magee, uno degli “uomini misteriosi” giunti alla pensione; una sequenza ha uno specchio in cui è riflessa l’immagine di Meg e quando vedo gli specchi nei film io mi faccio delle pippe mentali allucinanti; alcune inquadrature alla finestrella della cucina fanno sembrare il film un quadro; durante la sequenza della“festa di compleanno” Sydney Tafler è bendato e assistiamo a una specie di soggettiva alla Michael Myers; senza contare quando si inquadra il faccione di Shaw grondante di sudore, in un perenne stato di ansia, ogni primo piano e mezzo busto a lui dedicati sono perfetti.
Ieri ho rivisto il film a distanza di anni e ho dato una mia liberissima interpretazione agli sconosciuti, quindi se avete visto il film andate pure avanti ma se non lo avete visto fermatevi perché entro nella THE SPOILER ZONE.

THE SPOILER ZONE
I due uomini ben vestiti e sinistri vanno in un determinato posto perché sanno di trovarci Stanley, forse sono l’autorità (il potere terreno o ultraterreno, politico o religioso, l’autorità). Stanley è antisociale ma prima non era così, lui vuole uscire dalla vita, è distrutto dalla vita e forse vorrebbe morire. Loro invece vogliono farlo tornare come era prima. Lo interrogano e gli fanno del male, arrivano a torturarlo chiedendogli perché sia andato in quella pensione, perché sia rimasto alla pensione. Gli chiedono chi sia e non basta rispondere con il nome e il cognome, non deve mentire, perché la coppia fa parte di una fantomatica ORGANIZZAZIONE e vogliono portarlo con loro, farlo tornare come era prima. Gli tolgono gli occhiali, lo accusano dicendogli che non si è mai sposato e gli chiedono il motivo per cui abbia cambiato nome. Durante il lungo interrogatorio Stanley crolla e Robert Shaw, eccezionale, ne esce fuori distrutto e nella scena finale lo troviamo più che cambiato.
“Sarai un uomo, ti aspetta una nuova vita, ti integrerai” dice la coppia a uno Stanley incravattato e lobotomizzato come se fosse uno zombie di Romero.
Mentre un filo di saliva scende dalla bocca di Robert Shaw.
THE SPOILER ZONE

Film schizofrenico, cupo, cattivo, è come un ca**o di incubo in cui la claustrofobia regna sovrana. Forse avrei tagliato parte una mezz’ora prima del finale ma sticazzi. Ancora bomba a mano.

DonMax

Questa recensione ha 8 commenti

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