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Rimetti a noi i nostri debiti / 20186.365 voti

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La legge del mercato

di
VOTO:
7

Il film di Morabito ha il respiro di una produzione tv italiana, ma nel complesso è un buon prodotto di critica sociale che affronta un tema amarissimo, di estrema e dolorosa attualità, supportato da attori convincenti.
L’assunto di base è la consueta eppure mai abbastanza rappresentata guerra fra poveri, per cui, in nome della sopravvivenza, si lascia che siano i “poveracci” a scannarsi fra loro, all’ombra (e nel nome) di enti, istituti, strutture amministrative che impongono, comandano, esigono e pagano per assistere allo spettacolo.

In questo senso, Rimetti a noi i nostri debiti mi ha fatto pensare a Io, Daniel Blake di Loach, mentre il mio compagno di divano mi ha ricordato che questo film, effettivamente, ha molto in comune con La legge del mercato di Stéphane Brizé.
Analogamente a quanto accade nel film francese, infatti, il protagonista (Santamaria) perde un lavoro in cui era competente, per provare a farne altri che, oltre a depauperarlo moralmente, non gli consentono di sopravvivere economicamente, fino al collasso finale e alla scelta di scendere a compromessi (l’unico modo per opporsi al sistema è fare in modo di avere un pezzo di sistema dentro di sé, gli rivela l’amico professore). Anche il co-protagonista (Giallini) dice di aver vissuto un percorso simile al suo e di aver trovato nella sua nuova professione gli strumenti del proprio riscatto economico.
I due, però, rappresentano le facce opposte della stessa moneta: chi ha pelo sullo stomaco e chi no.

In sostanza, il film di Morabito sembra volerci ricordare che, nonostante si definisca la nostra come una società civile, siamo arrivati a legalizzare definitivamente il sopruso e l’umiliazione. Mentre, intanto, lo stato sociale latita.

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