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Ready Player One / 20187.0301 voti

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“La realtà è la cosa più bella perché… perché è reale”

di
VOTO:
8

Immaginate una realtà dove le preoccupazioni, le ansie, le paure e le difficoltà della vita quotidiana vengono momentaneamente accantonate. Una realtà virtuale dove non ci sono limiti all’immaginazione e puoi finalmente evadere dalla stressante quotidianità; puoi essere chi vuoi attingendo dall’infinito bagaglio che la cultura pop ha da offrirti. Questo mondo è OASIS, ed è lo sfondo dell’ultimo film di Steven Spielberg.
Un tema che nell’ultimo periodo mi ha particolarmente interessato: la realtà virtuale. Grazie alle ottime manovre di marketing e pubblicità non sono riuscito a sfuggire al trailer di questo film che mi ha letteralmente conquistato (anche prima di aver visto il Gigante di Ferro); dovevo vederlo! Parallelamente sono entrato nel mondo di SAO (Sword Art Online) un anime che potete trovare su Netflix, che presenta alcune peculiari similitudini con l’opera di cui stiamo parlando.
La realtà della vita quotidiana è una realtà dominante che abbraccia tutte le altre eppure in queste due opere, nuove evidenze cercano di prendere il sopravvento sulla loro dominatrice. Per esempio la realtà videoludica di SAO ha elementi tipici della realtà madre, come la morte; in OASIS la morte può essere una delle possibili conseguenze della dipartita virtuale perché si perde tutto quello che si è conquistato nel gioco. In entrambi i casi nuovi mondi entrano a far parte della nostra quotidianità: come fare ad uscirne? È possibile trovare un giusto equilibrio tra il mondo virtuale e la realtà della vita quotidiana? C’è qualcosa di positivo in una creazione come OASIS, o è solo un illusoria positività quella che percepiamo dall’incredibile tecnologia virtuale?
Kirito (protagonista di SAO) e la morale buonista (così definita dai più) e semplicistica di Ready Player One in modo meno articolato, cercano di rispondere a queste domande. Io non ho la risposta ma ho desiderato avere la possibilità di giocare ad OASIS (pensare che per entrare in una realtà virtuale dovrò aspettare, in teoria il 2045 mi fa rodere un po’ il culo). La chiave per limitare gli effetti negativi del mondo virtuale non è certo d’oro, argento o bronzo, ma sembra essere l’equilibrio: riuscire a coniugare i due mondi favorendo e investendo sulla loro utilità più che sul carattere redditizio. Il progresso è costituito spesso da situazioni di vantaggio e risvolti negativi, eppure in nessun caso sembra possibile arrestarlo. Quindi perché non sfruttarlo a nostro vantaggio senza tralasciare un pizzico di divertimento?
Nel 2045 di Ernest Cline (autore del libro da cui è tratto il film) prima, e Spielberg poi, ci sono multinazionali che cercano senza scrupoli i propri interessi e la povertà dilaga: l’unica ancora di salvezza è la realtà virtuale costruita da James Halliday, il nuovo Steve Jobs (?). La sua morte prematura scatena una gara all’interno di OASIS: chiunque troverà l’easter egg, da lui inserito, erediterà il suo impero e il dominio della piattaforma. L’entusiasmo iniziale è presto scemato e solo alcuni clan (o se preferite gilde), un’azienda seconda nel settore e alcuni giocatori singoli cercheranno di risolvere l’enigma lasciato dal loro idolo, mentore, maestro e mago Gandalf, cioè volevo dire Halliday. Quindi non ci sono solo persone che in preda alla disperazione per la morte virtuale cercano di porre fine a quella reale ma anche persone che amano questo mondo e ne vedono le potenzialità.
Comunque il film può essere facilmente sintetizzato in una parola che scavalca tutto quello considerato finora: C I T A Z I O N I. Quindi se ti sei cavato gli occhi come Topolino per aver visto prodotti come Stranger Things, questo non è il genere di film che fa per te. Il trailer in questo caso non lascia spazio ad interpretazioni. Ad ogni angolo e in ogni frame è possibile trovare riferimenti alla nostra cultura pop. Qui non ci sarà un elenco, lascio a voi la bellezza della scoperta e sono sicuro che almeno per una di esse dovrai trattenere la lacrimuccia (Mi preme sottolineare che seppur ci sia una forte estetica anni 80, ci sono innumerevoli richiami che appartengono alle più recenti decadi).
Mentre ero diretto al cinema con un mio amico parlavamo dell’importanza di guardare un film in sala e vivere un’esperienza che il piccolo schermo di un cellulare o di un pc non potranno mai darti. Per limiti di età non abbiamo avuto la possibilità di vedere in sala capolavori del passato e mai avremo questa gioia; e poi proprio mentre (s)ragioni su queste cose il buon vecchio Steven ricrea dal nulla uno dei miei film preferiti all’interno di OASIS. Uno dei momenti più citati nelle varie recensioni e sicuramente il più bello!
Certo il film ha i suoi difetti. Potete trovarne tantissimi: dalla trama ai cliché di alcuni personaggi ai quali io tuttavia non ho fatto minimamente caso. Ero in quel mondo, coinvolto fino in fondo. Poi è finito e sono tornato alla realtà… Ehm, Wade Watts, a.k.a. Parzival, devo dirti che no, non è così bella!

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