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Ragtime / 19818.69 voti

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C’era una volta a New York

di
VOTO:
10

Ho molto amato il romanzo di Doctorow, il più grande maestro del romanzo storico americano. Ma qui sono rimasto addirittura estasiato dalla realizzazione cinematografica di Forman; alla base c’è l’ adattamento intelligente di Michael Weller, che ha scelto di trattare una parte delle storie contenute del libro, consapevole di non poter sbrogliare l’intera matassa, ma poi c’è una ricostruzione storica sublime, dalle scenografie di Graysmark & Co. ai costumi di Anna Hill Johnstone (già nominata agli Oscar per Il Padrino). La regia di Forman è orizzontalmente al servizio di questa epifania estetica, precisa e gustosamente di maniera (consapevolmente di maniera, direi, in linea con il sapore del tempo), un tocco d’autore che si riconosce anche nel casting perfetto: indimenticabile la performance del poco noto Howard E. Rollins jr., miracolosa prova di Elizabeth McGovern (che non apprezzai quasi per nulla in ‘C’era una volta in America’ di Leone!) capace di dare spessore a una difficile sequenza di dialogo, nuda e ubriaca davanti a tre impettiti gentiluomini; grandioso ritorno sulle scene dopo vent’anni di inattività per James Cagney, che dimostrò di non aver perduto un solo grammo di stoffa, superbo Kenneth McMillan zotico e bolso pompiere razzista. Ma sono tanti i personaggi che restano impressi con le sequenze che li incorniciano (il ritrattista Tateh e la sua scenata di gelosia yiddish in una strada affollata), c’è l’esordio di Samuel L. Jackson nei panni – guarda un po’ – di un gangster in erba, c’è l’ottimo Brad Dourif (tra i protagonisti della mia amata serie Deadwood), tutto parla di un film corale magnifico eppure scandalosamente dimenticato, di cui manca ad oggi una edizione italiana decente.

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