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Le avventure di Peter Pan / 19537.5583 voti

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Le avventure di Peter Pan: irrazionale gioia per gli occhi

di
VOTO:
7

Confesso che, finora, non ero mai riuscita a vedere questo super-classico Disney.
Anni fa, da bambina, mi era stato regalato il libro con la musicassetta allegata, uno di quelli che suggeriva di voltare le pagine in corrispondenza di un suono caratteristico, in questo caso il tinnire di Trilly: di questo ricordavo solo alcuni passaggi e, in particolare, il brano cantato Vola e va.
Mi ha colpito molto, perciò, la vasta gamma di impressioni che il film mi ha suscitato.

In primis, il divertimento sincero per i siparietti tra Uncino e il coccodrillo, puro slapstick.
In saecundis, la solita sperticata ammirazione per il character design dei vecchi lavori Disney, diciamo quelli ante Red e Toby, per semplificare. La grazia delle forme, la variegata ricchezza delle espressioni (ricca, a tratti eccessiva, ma tanto ben dosata e di sicuro ben lungi dall’affettazione di opere precedenti legate decisamente all’estetica del cinema muto, come Biancaneve, per esempio), l’eccellente qualità delle animazioni, le scelte cromatiche: sono rimasta letteralmente incantata.
La bocca di Wendy, l’intera figura di Trilly, quella di Uncino, di Michele e di Spugna, la danza della principessa indiana, tutte le ardite sirene: oro per gli occhi.

Per finire, però, sono rimasta quasi sconcertata dalla sconclusionata follia del racconto: mentre in Alice… del ’51 essa era legata al tenore pienamente fantastico del racconto, perfetta, perciò, in quella dimensione onirica ai limiti degli effetti legati -non so- all’LSD, qui ogni evento straordinario sembra episodico e fine a sé stesso.
Mi pare, cioè, che la storia, benché si tratti di un racconto per l’infanzia, zoppichi perché frammentata, priva quasi di causa-effetto, eccezion fatta per i due momenti-chiave, ovvero l’allontanamento di Wendy dalla stanza dei bambini ed il rapimento di Giglio Tigrato.
Forse, ho interpretato con animo troppo maturo l’irrazionale materia fornita da Barrie alle maestranze Disney, però sono certa che i romanzi da cui il film è tratto, letti solo una decina di anni fa, non mi avevano lasciato la stessa sensazione di straniamento.

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