NientePopcorn

Solo gli amanti sopravvivono / 20137.4262 voti

an image

L’eleganza del vampiro.

di
VOTO:
8

Jarmusch ha creato quello che mi azzardo a definire l’universo vampiresco definitivo: una coppia di vampiri si muove sulla Terra da millenni, forse dall’origine del mondo (i loro nomi, Adam e Eve, si portano addosso una caterva di ipotesi, a riguardo), apprezzando il genio intellettuale dell’uomo, che ai giorni nostri pare essersi esaurito, e rigettandone la bestialità e l’ottusità mentale che pare escludere scientemente e con sistematicità la bellezza dalla propria vita.
Gli esseri umani sono definiti zombie, letteralmente morti che camminano, ciechi davanti allo spirito creativo che pervade il reale e l’apparentemente intangibile, mossi da una filosofia che riduce tutto ad una sterile triade produci-consuma-crepa.
Al contrario, i non-morti, in quanto tali svegli, sveglissimi, con i sei sensi- sei, si badi bene- all’erta, sanno cogliere in maniera inconoscibilmente profonda la grazia del mondo, ne sentono il battito, percepiscono le vibrazioni siderali, sono in letterale comunione con il tutto.

Il vampiro di Jarmusch è arte in perenne movimento: ama la musica, la letteratura, l’estetica, la natura, l’astronomia, ama l’amore, conosce l’amicizia.
Il culto quasi inconscio per gli oggetti del passato è il riflesso della pressoché totale incapacità di valutare il trascorrere ed il trascolorare del tempo, il quale costituisce una variabile fine a sé stessa, un accessorio risibile se considerato come elemento costituente della vita. Ed ecco che il ritmo del film, languido ed ipnotico, quasi al ralenti, tenta di riflettere la velocità dell’esistenza delle due creature protagoniste, le cui uniche necessità sembrano essere quelle di un feto: mangiare, dormire, amare ed essere amato.

La natura tradizionalmente vampiresca, il desiderio di compiere il male che si presuppone sia caratteristica preponderante del principe della notte, è tenuto a freno da Adam ed Eve dalla consapevolezza che la loro eternità può essere ravvivata da altre, profonde gioie. E quando vi si dedicano, trascinati da eventi inevitabili, da un curioso desiderio di protrarre l’infinito all’infinito, domandano elegantemente scusa. Perché anche l’egoismo sa essere gentile.
Ava, invece, ha commutato la violenza in capriccio infantile, ingenuamente malizioso, insensato e disattento, privo della ricerca del dolo o di uno scopo.

Nel complesso, il film di Jarmusch è una pellicola profondamente ammaliante, fascinosa, ricca, dandy e, sì, snob. Ma il suo è uno snobismo piacevole, conciliante, l’unione di svariate antitesi, è un gradevolissimo dramma che, con nonchalance, accenna ad una cultura “alta” coniugata a contenuti pop, e la parete della casa di Adam su cui campeggiano le foto dei suoi eroi, da Robert Johnson a Oscar Wilde, è la rappresentazione di questa sovrumana, felicissima sintesi.

Note personali: interpreti eccellenti che, dalla Swinton a Hurt, fanno della propria inconfondibile fisicità un elemento fondante ed imprescindibile del racconto.
La bella sequenza di apertura del film accompagnata da Funnel of Love di Wanda Jackson (ri-arrangiata): oh, Jim! Tu sì che sai come emozionarmi…

Questa recensione ha 4 commenti

Exit mobile version