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Melancholia / 20117.1600 voti

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Appunti per una recensione che, passato il forte senso di impressione ancora presente, forse scriverò

di
VOTO:
8

Un film intenso, che lascia strascichi profondi. Un film immaginativamenteestremamente curato, dalla forte potenza espressiva ed evocativa. Tuttavia…

C’è un tuttavia che impedisce di inserirlo nella rosa dei migliori film di Lars, a mio parere: la prima parte dedicata a Justine si apprezza e si comprende solo grazie alla seconda parte, e non un istante prima. Una lunga attesa, vista la pressione emotiva a cui il film sottopone – anche se ne vale decisamente la pena.

Tra la Dunst e la Gainsbourg la seconda è dieci volte meglio nella recitazione e nell’intensità espressiva.

Lungo sarebbe il discorso da fare sulla Melancholia, riduttivamente e erroneamente sovrapposta alla depressione. Chi la conosce sa che sono due sentimenti del tutto diversi, e la prima ha un calore passionale sebbene ombroso, sebbene relegato in profondità inavvicinabili, incondivisibili, incomunicabili che alla prima manca del tutto. Justine è malata di Melancholia, o non avrebbe la passione per una quasi-masturbazionealla luce del pianeta, o l’affetto per guidare il bambino alla morte con tanta sottile comprensione della psicologia ed emotività infantile, o non farebbe sogni così “estetici”… ecc. ecc.

Certamente varrebbe soffermarsi sulle assurdità di critica e dintorni che sono state sollevate intorno al film e a Lars – giusto il tempo per definirle inutile spazzatura che ancora una volta lascia vedere con chiarezza il livello di profondità e competenza che viene usato per affrontare un fenomeno – il cinema d’autore – che è certamente e prima di tutto una forma d’arte espressiva.

Mai visto un film che preannuncia una catastrofe così totale più poetico di questo. Spietato come solo la poesia può esserlo, perché non ci sono interpretazioni possibili, perché non si può divagare, perché non si può dirlo in un altro modo, più edulcorato… Quello che spazza via, oltre all’umanità gretta e ipocrita, sono decenni di (ben altro) cinema.

Non ho ancora risolto il quesito sull’uso delle immagini pittoriche. Lars, non ho capito: i cacciatori di Bruegel per es., troppo coincidente con Solaris per essere un caso vero? E i libri con diverse opere… una strizzatina d’occhio a Sacrificio? Oppure? Perché Justine sostituisce Kandinsky e altri astrattisti con figurativi di grande intensità emotiva? Certamente è tutt’altro che depressione, ma non solo sospetto. Meriterebbe almeno cercare di ricordarli tutti… Per non parlare dell’ispirazione surrealista – e così evidentemente magrittiana in alcuni casi – dell’inizio.

Insomma… bravo Lars, hai toccato apici più elevati, ma rimani un grande.

P.s.
Vorrei tanto passare sotto silenzio gli evidenti errori di traduzione e la pronuncia anglosassone del pianeta! (sic! non solo per l’eventuale traduzione, ma perché, se proprio vogliamo, i nomi di pianeti e costellazioni storicamente vengono dal latino, e il nome scelto HA orgine latina: melancolìa, ragazzi, non melanchòlia

Questa recensione ha 9 commenti

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