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La bottega dei suicidi / 20125.8172 voti

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VOTO:
4

La sortita di Leconte nel territorio del lungometraggio animato , ahimé, è un sonoro tonfo.
Non si tratta di un film per bambini, anche se è un cartone animato, ma non è neppure un prodotto per adulti, poiché la narrazione, troppo ingenua, elementare e raffazzonata, non appaga la sensibilità di uno spettatore più maturo.

Lo spunto del racconto è strepitoso, ma il film si perde più volte per strada, tra siparietti musicali tutti uguali, francamente evitabili, ed inserti poco sensati (vedi, la sequenza in cui Alan e gli amici guardano danzare la sorella di lui o Mishima che tenta di ucciderlo facendogli fumare le sigarette: campa cavallo…).
L’acme della vicenda, rappresentata dal boicottaggio della bottega da parte di Alan e degli amici, non è emozionante, non funziona, è quasi imbarazzante.

L’estetica generale del film, al contrario, è molto interessante ed è estremamente (e fantasticamente) francese nell’esasperazione caricaturale dei tratti somatici dei personaggi, anche se -a parer mio- la caratterizzazione della famiglia protagonista avrebbe dovuto indugiare su un aspetto più “mortifero” degli stessi. La definizione degli oggetti e degli arredi presenti nella bottega e nella casa dei Tuvache, poi, è gradevolissima.

Ma non bastano questi pochi elementi a salvare un film il cui messaggio (la vita è bella) è estremamente chiaro e confortante, ma la cui resa complessiva è davvero desolante.

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