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Ladri di biciclette / 19488.6420 voti

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Vero Cinema

di
VOTO:
10

La storia di per se è piccola e insignificante, ma Zavattini credeva che partendo da una microstoria si poteva arrivare al racconto universale, ed proprio questo succede nel film, dopotutto è la storia di un padre che cerca di mantenere una dignità anche se il mondo gli crolla addosso. Le avventure di Antonio col figlio Bruno mostrano la realtà cruda di un’Italia che vuole rinascere ma continua a vivere in una miseria da cui è difficile uscire, dove anche lo Stato è assente e lascia il protagonista solo e disperato. La loro storia è caricata di pathos che coinvolge subito lo spettatore. La narrazione è chiusa nel linguaggio dei gesti e sguardi scambiati fra i due protagonisti, di chiara ispirazione chapliniana, ed è tenuta in tensione dagli effetti drammatici del furto della bici. Gli attori sono presi dalla strada ma, grazie alla maestria di De Sica nel dirigerli, danno delle interpretazioni memorabili, anche se è evidente l’uso frequente del doppiaggio. De Sica mette la macchina da presa all’altezza dei suoi personaggi, facendoci percepire i loro sogni, le passioni, il loro dolore, emozioni semplice ma autentiche. Il regista, a differenza di Rossellini, non mantiene le distanze dai suoi personaggi anzi, sentiamo il suo amore, la sua indignazione, la sua pietà verso di loro.

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