NientePopcorn

La voce delle stelle / 20026.531 voti

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Orihime e Ikoboshi sci-fi.

di
VOTO:
7

Ho faticato a credere che questo OAV sia stato realizzato in casa, da una singola persona, con il solo ausilio di un Macintosh, eppure la leggenda dice proprio così: potenza dei jappo.

Strabilianti i dettagli, un po’ oscuro il funzionamento dei robot (la simbiosi con il pilota è chiara, ma non sono sicura di aver compreso in quale parte del robot egli sia allocato e come mai, a tratti, l’armatura scompaia: si tratta forse di un involucro la cui logica fisica è più o meno quella dei vetri oscuranti?), (volutamente?) terribile il character design.

Benché l’attitudine estremamente sentimentale del racconto non mi abbia fatto alcuna impressione, della storia ho apprezzato decisamente lo sfasamento temporale che la sottende: Shinkai, di fondo, parla sempre delle stesse cose, ovvero di rapporti a distanza, rapporti in cui non è stato esplicitato qualcosa di fondamentale, rapporti in cui la lontananza pregiudica ogni cosa e, qui, nella sua opera prima, mette di mezzo nientemeno che gli spazi siderali e gli anni luce.
Però, l’escamotage del tempo impiegato dai messaggi per giungere a destinazione è molto molto intrigante (fondamentale il passaggio in cui Mikako scrive un’e-mail a Noboru dicendo che lei, quindicenne, augura buon compleanno a lui ventiquattrenne) e ricorda lontanamente la leggenda nipponica di origine cinese che ha dato origine alla festa del Tanabata.

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