NientePopcorn

Lontano dal paradiso / 20027.1118 voti

an image

di
VOTO:
7

Dopo il glam rock di Velvet Goldmine, Haynes approda al mélo in stile Sirk con ottimi risultati.
La confezione del film è impeccabile, e non parlo solo della perfetta ricostruzione di abiti, scenografie e commento musicale: mi riferisco soprattutto all’atmosfera generale di dramma latente legato ad alcune tematiche sociali tipica del filone drammatico-sentimentale di una certa cinematografia anni Cinquanta.
Detto tra noi, non vedo l’ora di avere davanti agli occhi il nuovo lavoro “in stile” di Haynes, il serial Mildred Pierce interpretato da Kate Winslet: spero che il suo tocco rétro sia rimasto inalterato.

Così come mi è parso di cogliere nella bella serie televisiva americana Mad Men, simile nell’ambientazione ed in alcune tematiche, credo che uno dei pregi indiscutibili di questa pellicola risieda nella sua capacità di mostrare senza affettazione o inutili didascalie le differenze tra l’epoca in cui è ambientato il racconto e la nostra: in breve, ciò che accade nella pellicola, per quanto particolarmente distante da noi dal punto di vista temporale e benché risulti anomalo ai nostri occhi, diventa in pochi minuti la norma, le convenzioni sociali di un tempo ritornano attuali giusto il tempo del film, ben si comprende il disagio dei protagonisti, si soffre della loro stessa claustrofobia domestica, si vorrebbe trasportarli tutti nella nostra contemporaneità, nella speranza (in realtà, vana) di liberarli dai lacci ipocriti nei quali sono imbrigliati.

La Moore è perfettamente a suo agio nel ruolo della casalinga impeccabile, tutta liste della spesa e docili “Oh, Frank!”, che si ritrova catapultata in un piccolo incubo domestico. E’ curioso che un ruolo simile le sia capitato anche in The Hours.
Quaid ha uno sguardo sordido un po’ troppo carico che lo rende abbastanza antipatico, tié.

Questa recensione ha 4 commenti

Exit mobile version