Per via del titolo italiano sballato, mi ero fatta un’idea completamente sbagliata del film che, in realtà, non è affatto l’Analisi di una rapina. Il colpo, in effetti, c’è e, a voler essere sinceri, è l’idea più originale del film: ma non parlo della rapina vera e propria, risolta molto frettolosamente, quanto del machiavellico piano ordito dal padre del protagonista.
A conti fatti, quindi, il film Croupier (chiamiamo le cose con il loro nome…) di Mike Hodges, a parer mio uno dei più indecifrabili registi britannici incrociati finora, è una storia di formazione con un protagonista egocentrico e antipatico (un giovane e non sempre molto convincente Clive Owen) che vive in bilico tra realtà fisica e surrealtà letteraria.
La storia non è poi male, ma il film pecca di una certa approssimazione nella caratterizzazione dei personaggi e nella resa estetica complessiva (tutto appare sgradevolmente datato e volutamente cheap – non me ne voglia Moretti).
A latere: doppiaggio italiano fatto al risparmio, con alcuni doppiatori che si arrangiano a prestare la propria voce a due e, in alcuni casi, perfino tre personaggi.