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C'è ancora domani / 20237.7196 voti

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Estetica e morale

di
VOTO:
5

È un vecchio dilemma: dobbiamo giudicare un film principalmente per il suo messaggio e per i valori morali di cui si fa veicolo, oppure per i suoi aspetti estetici? Il dilemma è particolarmente spinoso nel caso di C’è ancora domani, un film che denuncia in modo sincero la brutalità dell’oppressione patriarcale e celebra una vittoria storica delle donne italiane, ma che al tempo stesso deve essere considerato un fallimento dal punto di vista estetico.

È facile dare conto dell’ultima affermazione: la metamorfosi in balletto dell’aggressione di Ivano è inefficace a smorzare la brutalità della scena, che riesce a rendere solo estremamente grottesca; quasi altrettanto discutibile è la cinepresa che in precedenza si mette a vorticare intorno a Delia e Nino, mentre i rumori esterni scompaiono. L’attentato dinamitardo è una delle svolte narrative più improbabili che io abbia mai visto (possibile che non si sia trovato un mezzo più verosimile?); Paola Cortellesi non sembra del tutto a suo agio in un ruolo drammatico; la fotografia è deboluccia; e si potrebbe continuare. Non mancano naturalmente gli aspetti positivi: Valerio Mastandrea è bravissimo; la trama nell’ultima parte si fa serrata e avvincente; c’è qualche battuta felice e alla fine per un attimo ci si commuove; ma nel complesso il film esteticamente non funziona.

Che fare allora? Come giudicare quest’opera? Conviene qui tornare al messaggio del film. Come si sa, la trama di C’è ancora domani sembra puntare verso un certo finale, per poi bruscamente svoltare in una direzione imprevista. Ma lo spettatore non può non chiedersi cosa succederà idealmente dopo l’ultimo fotogramma: che ne sarà di Delia, quanto durerà il suo orgoglio ritrovato? E la risposta non può che essere una sola. Perché concludere allora il film su quella nota celebrativa, su quell’evento certo fondamentale, ma che non ha potuto salvare le Delie di allora e neppure, quasi ottanta anni più tardi, le ancora troppe Delie di oggi? Non è questo in un certo senso un tradimento della protagonista, così fiera alla fine, e, in piccola parte, anche dello spettatore commosso? Forse i problemi di C’è ancora domani non sono, dopotutto, soltanto estetici.

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